Il perché e il come di questa scelta
Così il “Nicotra” nel suo scritto, raccontava…
[…] Castania fu sempre soggetta alle frane, che distruggevano gran parte del suo abitato, sino all’antica parrocchia, allora dedicata a S. Nicolò di Bari, e che formava il centro del paese, le quali furono anche causa della diminuzione del numero degli abitanti. Per un alunghezza di circa due km. si scorgono ancora i segni della sconvolta pianura, che ridotta a scoscese campagne riceve le acque di profondi burroni, che vanno a scaricarsi nel sottostante fiume Fitalia. Ingrossati d’inverno scendono impetuosi e continuamente accelerano la totale rovina dell’abitato.
Nel 1864 inseguito a replicate tempeste, le campagne sovrastanti al centro abitato diedero segni di movimento franoso, ed il Consiglio comunale, spinto dal pericolo, dietro parere di parecchi ingegneri, mandati sul luogo dalle superiori autorità, in data 21 febbraio 1865 deliberava trasferire il capoluogo del Comune nelle contrade S. Filippo e Baracche, assumendo in pari tempo la denominazione di Castell’Umberto.
Per la costruzione del novello paese il governo elargì un sussidio di L. 25000 e L. 10000 la provincia, che unite ad altri risparmi del Comune vennero spese per la costruzione della Casa comunale, d’una artistica fontana, e di un gruppo di dieci case per poveri. Intorno incominciarono a sorgere case di privati, e si spera sempre nella continuazione dell’interrotta costruzione, con migliori criteri edilizi e con un buon piano regolatore, affine di aversi una sistemata cittadina.
Le opere di costruzione del novello paese però si arrestarono, mentre le frane hanno sempre progredito nella loro opera di distruzione.
Il Comune mancava di mezzi per provvedervi, ed il Consiglio municipale era convocato in adunanza il 18 maggio 1908 per le analoghe deliberazioni.
In essa il sindaco cav. Cesare Di Vincenzo riferì con le seguenti parole: ” Tutti ricorderete che con decreto reale del dì 8 giugno 1865, in seguito ai franamenti verificatesi fu autorizzato il trasferimento della vecchia Castania sul colle sanfilippo, mutando il nome in quello di Castell’Umberto, in omaggio al defunto e magnanimo re Umberto I allora principe ereditario.
Si è dato principio con costruire parte della casa comunale, alcune casette operaie e la fontana pubblica; ma non si sono potuti trasportare gli uffici poiché questo Comune non ha mezzi né beni patrimoniali per la continuazione delle opere intraprese.
“Le frane, che hanno arrecato un danno di oltre lire 200000, continuano in questo abitato del vecchio Castania, e con gravissimi pericoli, massime in questo inverno, per lo che una zona del territorio si è franata ed il resto di queste poche case, tutte lesionate, da un momento all’altro vanno a crollare, col pericolo immediato della popolazione di rimanere sotto le macerie. Su di ciò sono state informate tutte le autorità ed è necessità indispensabile perché il paese sia trasferito nel novello Castell’Umberto, per essere un punto sicuro, centro di due strade provinciali ove si potrebbe svolgere la via di un importante paese. Tale trasferimento oggi s’impone per salvare da qualsiasi imminente pericolo questa infelice popolazione, la quale trovasi nelle vere miserie, causa per cui gran numero di abitanti sono stati costretti di andare in America, per sfamare le loro famiglie, e buona parte della popolazione, è doloroso rilevarlo, vivono in tuguri lesionati e pericolosi; e questa amministrazione si troverebbe costretta di emettere delle ordinanze di sfratto per non assumere alcuna responsabilità legale e morale, il che finora non è stato praticato per non assistere allo spettacolo raccapricciante di vedere la popolazione dormire sulla aperta campagna.
E’ giusto quindi che s’implori dal governo del re un poderoso e benefico aiuto, sia per il Comune sia per questa disgraziata popolazione, e quindi propone che questi voti si facciano per provocare:
1.° Un sussidio straordinario a favore di questo Comune in quella misura confacente per le ingenti spese che esso dovrebbe sostenere pel trasferimento dell’abitato, per la continuazione dei lavori pei pubblici uffici e per la espropriazione dei terreni ove dovrà sorgere il novello paese, come è stato praticato per altri Comuni in identiche condizioni.
2.° Autorizzare per tale progetto, in favore del Comune, una tombola telegrafica, scopo di beneficenza, in quella misura che crederà confacente ai bisogni di esso.
3.° Stabilire un’esenzione di tassa sui fabbricati, che sorgeranno nel novello Castell’Umberto, per un periodo di anni 30.
4.° Autorizzare un mutuo di L. 200.000, dalla cassa dei depositi e prestiti, col tasso di L. 1.50% in favore di questa popolazione, che andrebbe a fabbricare nel novello Castell’Umberto, garantendo con beni propri e colle casa a costruirsi rimborsabile in 40 a scaletta, con interessi e capitali, allo scopo di servire come mezzo di costruirsi ognuno la propria casa.
5.° Ordinare che un ingegnere del Genio civile si rechi sul posto gratuitamente, quando occorre, per dirigere tecnicamente i lavori pel novello paese”.
Il Consiglio approvò tutte le proposte del sindaco, invocando anche l’opera e l’assistenza del deputato del Collegio.
Il deliberato fu subito inviato dal sindaco al prefetto della provincia e al ministro dei lavori pubblici, pel tramite del deputato onor. Giuseppe Faranda. Vi fu un larghissimo scambio di telegrammi: il presidente del Consiglio dei ministri e ministro dell’interno promise tutto il suo interessamento, e fu disposto l’invio sul posto di un ingegnere del Genio civile, “per accertare lo stato delle cose e redigere il progetto delle opere urgenti indilazionabili, in base al quale il prefetto avrebbe chiesto al ministero dei lavori pubblici il sussidio ai sensi della legge 21 marzo 1907 N. 112″.
Il 13 giugno il sindaco telegrafava al prefetto di Messina e al ministero dei lavori pubblici, che l’ingegnere del Genio civile aveva dichiarato l’abitato franoso e pericolante, proponendo il trasferimento del paese prima del prossimo inverno, e ordinando lo sgombro immediato di quaranta case pericolanti. Chiedeva perciò provvedimenti per le ordinanze di sfratto agli abitanti di dette case e chiedendo sussidi agli sfrattandi e una legge speciale per accordarsi al Comune i mezzi richiesti pel suo trasferimento.
Il sussidio, concesso assai scarsamente, fu di L. 2000.
Per tutt’altro il Comune è in attesa dei provvedimenti del Governo, i quali dovrebbero essere solleciti, perché giungano prima delle frane distruttrici e funeste! […]
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