Patti – Sequestrato il depuratore comunale, dopo l’Operazione Acque Pulite IV. Gli indagati sono 10

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Polizia di Stato e Capitaneria di Porto, coordinate dalla Procura della Repubblica di Patti, hanno da tempo sferrato un’offensiva serrata ai reati ambientali ed alle gestioni illecite degli impianti di depurazione della costa tirrenica. Oggi i provvedimenti interessano, nello specifico, il Comune di Patti.

Sigilli per l’impanto di depurazione del Comune di Patti, sequestro di 3 automezzi della ditta specializzata ed adibita al trasporto dei rifiuti smaltiti in modo illegale e 10 indagati. Sono questi i numeri della maxi operazione “Acque Pulite IV” scattata stamattina per mano degli uomini del Commissariato di P.S. di Patti e del personale della Delegazione di Spiaggia – Guardia Costiera di Patti Marina.

Si tratta, nello specifico, di sequestri disposti dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Patti, Eugenio Aliquò, su richiesta del Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Patti, Rosanna Casabona, che fanno seguito alle 3 diverse operazioni “Acque Pulite” messe a segno dalla polizia ambientale.

Operazioni il cui obiettivo è stato quello di accertare gli innumerevoli reati ed illeciti amministrativi, con la notifica di diversi avvisi di garanzia per pubblici amministratori, tecnici comunali ed imprese private concessionarie di servizi pubblici, nonché diversissimi sequestri giudiziari tanto di rifiuti speciali gestiti illecitamente, quanto di impianti di depurazione (Piraino, Capo d’Orlando, Caronia, Gioiosa Marea, Oliveri).

Proprio quest’ultimi, anche attraverso il ricorso allo strumento della custodia giudiziale, hanno intrapreso un percorso di buona gestione e di ripristino dell’efficienza di depurazione, contribuendo ad elevare la qualità e salubrità dell’ambiente.

L’operazione scattata oggi, si articola lungo due diverse direttrici. Tra il 2013 ed il 2014, attraverso l’analisi su campioni di reflui in uscita dal depuratore comunale di Patti, la polizia giudiziaria insieme al personale specializzato dell’ARPA, aveva avuto modo di accertare il netto superamento dei limiti batteriologici e chimici consentiti, indice dell’inefficacia del processo di depurazione dell’impianto (che scarica in mare attraverso una condotta sottomarina ad oltre 40 metri di profondità).

Successivi approfondimenti investigativi hanno poi consentito di comprendere le cause del malfunzionamento, riconducibili a precise condotte omissive degli amministratori del comune di Patti (i Sindaci susseguitisi nel periodo tra il 2011 ed il 2014, un assessore e responsabili dell’Ufficio Tecnico competente) che, tralasciando di assolvere agli obblighi contrattuali e normativi in materia incombenti sull’ente comunale, e non ascoltando le pur esplicite richieste e diffide rivolte loro dalle ditte private concessionarie della gestione dell’impianto comunale (segnatamente connesse alla fornitura dei mezzi per lo smaltimento dei fanghi), hanno impedito il corretto svolgimento del ciclo funzionale di depurazione e consentito lo scarico in mare di liquidi destinati a compromettere la salubrità delle acque marine e la salute delle persone che con esse vengono ordinariamente a contatto.

Per altro verso, nel corso delle complesse attività investigative esperite, è emersa la ricorrente prassi della ditta incaricata del servizio di stasatura e pulizia della rete fognaria di smaltire i rifiuti liquidi raccolti immettendoli nell’impianto di depurazione comunale, peraltro privo di autorizzazione, ovvero sversandoli dentro un pozzetto della condotta fognaria stessa. La circostanza era ormai divenuta una essere prassi assodata, di cui si rendevano colpevoli tanto la stessa società concessionaria quanto alcuni rappresentanti del Comune di Patti che avrebbero dovuto vigilare al riguardo.

La Procura della Repubblica di Patti, ha nominato come custode giudiziario, il geometra di Sant’Angelo di Brolo, Pino Scaffidi.

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