- A distanza di dieci anni dai fatti il giudice monocratico del Tribunale di Patti Edoardo Zantedeschi, riconoscendo le attenuanti generiche, ha condannato ad 1 anno e 4 mesi di reclusione, pena sospesa, l’imprenditore Achille Ioppolo, di Sinagra, legale rappresentante del villaggio turistico “Calanovella Mare”, posto lungo la Strada Statale 113 in territorio di Piraino al confine con quello di Gioiosa Marea.
L’uomo, difeso dalla figlia, avvocato Alessandra Ioppolo, ha incassato alcune prescrizioni ma ha retto l’accusa originaria, quella di omicidio colposo. Il tutto per il tragico incidente sul lavoro nel quale, il 22 giugno 2012 all’interno del villaggio turistico restando fulminato dentro una cabina elettrica, perse la vita Ignazio Natoli, 42 anni, a capo di una squadra di elettricisti che stava svolgendo dei lavori e anche assessore comunale, nominato poche settimane prima dall’allora sindaco di Piraino Gina Maniaci.
Nel processo si sono costituiti parte civile, con l’assistenza degli avvocati Alberto Gullino e Francesco Ferrigno, la moglie della vittima Lara Cusmano con i figli Rocco (classe 1987) e Rosalia nonché i genitori, Rocco Natoli (classe 1939) e Rosalia La Monica ed il fratello della vittima, Rosario Natoli.
L’imputato è stato condannato al risarcimento dei danni patito dalle parti civili da liquidarsi in separata sede, oltre al pagamento delle spese processuali, in 3.546 euro sia per la moglie ed i figli di Ignazio Natoli che per i genitori e il fratello. Le motivazioni della sentenza saranno depositate fra novanta giorni. Per l’aspetto civile i danni potranno essere calcolati, in separata sede, solo se e quando la sentenza dovesse essere definitiva con la condanna: infatti è scontato che l’imprenditore ricorrerà in appello.
Dopo numerose indagini, complesse consulenze medico legali e perizie tecniche richieste e disposte dall’allora sostituto procuratore di Patti (oggi a Messina) Rosanna Casabona, nel 2015 arrivò il rinvio a giudizio per Achille Ioppolo, accusato di omicidio colposo e anche per avere omesso di inserire la valutazione attinente alla cabina elettrica nel documento di valutazione dei rischi riguardante la struttura alberghiera, per non avere sottoposto a regolare manutenzione tecnica la cabina elettrica non provvedendo ad effettuare la regolare pulizia della stessa al fine di proteggerla dagli agenti atmosferici.
La cabina elettrica dove avvenne la morte di Ignazio Natoli era priva in tutta l’area esterna ed anche all’interno dell’apposita segnaletica di sicurezza con segnalazione di avvertimento e pericolo in conformità alle prescrizioni di legge e all’interno della stessa venivano rinvenute attrezzature obsolete risalenti al 1986. L’attrezzatura sita all’interno della cabina elettrica non era conforme ai requisiti di sicurezza.
Mancavano tutti i sistemi di sicurezza che potessero essere attivati per salvaguardare i lavoratori da tutti i rischi connessi alle scariche elettriche. La richiesta di rinvio a giudizio si articolò in ben 10 capi di imputazione ma per molti di loro – come detto – è scattata la prescrizione. Ignazio Natoli, oltre che come assessore, era conosciuto in tutto il circondario per la sua attiva partecipazione nel sociale.
da Gazzetta del Sud