Una delle feste più attese, acclamate e volute dell’hinterland sul finire di Ottobre è, indubbiamente, la festa di Maria SS. Di Capo d’Orlando. L’evento (con data 21 e 22 ottobre) non ha importanza solo dal lato prettamente religioso ma ha anche un’importanza pagana. I ricordi di scuola porteranno a ricordare, chi come me ha frequentato la scuola Paladina, come l’arrivo della metà di Ottobre fosse scandito da fremiti generali ed aspettative ambiziose legate alla “Festa della Madonna” : l’arrivo delle giostre, la lista ed il materiale per la “bancarella”, i giorni di calia e quelli di festa, la fiera per le vie del paese.
Andando con ordine mi preme, prima di tutto, gettare luce su una leggenda ed un rito, quello cristiano, che i non cittadini di Capo d’Orlando difficilmente conoscono. A differenza di altri paesi, nati e sviluppatisi in maniera autonoma, Capo d’Orlando era inizialmente una frazione del comune di Naso.
Il legame esistente tra Capo d’Orlando e Naso è evidente anche in relazione alla leggenda della Madonna Santissima. Secondo la tradizione popolare nella notte del 22 Ottobre del 1598 sul castello del Capo i fratelli Raffa, che ne erano guardiani, avvertirono dei rumori e notarono un pellegrino vestito da brasiliano che, dopo aver suonato la “buccina”, fuggì lasciando una cassetta di legno al cui interno trovarono un simulacro raffigurante la Madonna con il bambino. Questa statuetta, alta poco più di un palmo, era particolarmente simile alla Madonna di Trapani. La leggenda vuole che i fratelli Raffa riconoscessero in quel pellegrino il volto di San Cono Navacita il quale volontariamente, attraverso quei rumori, li avrebbe guidati al simulacro che, per ragioni di sicurezza, fu condotto a Naso, paese di cui il piccolo borgo di Capo d’Orlando faceva parte.
Tuttavia, a seguito di una serie di terremoti interpretati come il volere della Madonna di essere ricondotta nel luogo dove era stata lasciata dal pellegrino, nel 1600 venne costruita una chiesa sul promontorio di Capo d’Orlando ove la Madonna venne finalmente custodita. Purtroppo nel 1925 il simulacro originale venne trafugato e mai più ritrovato. Al suo posto fu creata una piccola effigie d’argento conservata tutt’ora nel Santuario.
La processione dei fedeli accompagna la Madonna dal Santuario fino al centro del paese ed è testimonianza di una fede per nulla scalfita dal tempo.
Il secondo volto della festa della Madonna è, come accennato, un volto pagano. Una folla non indifferente proveniente dai paesi limitrofi, si sposta nel paese Paladino, destreggiandosi tra le bancarelle della tipica “fiera”che occupa le strade principali del centro cittadino. Uso e costume era quello che prevedeva che alle scuole superiori di Capo d’Orlando fosse adibita una parte di una strada nella quale allestire le così denominate“bancarelle” che offrivano panini, birra e vino.
Queste strutture, spesso parecchio approssimative e rustiche, racchiudevano un’esperienza di gioventù che parecchi ricordiamo con affetto. Tra i menù esposti i nomi più stravaganti, i soprannomi dati ai professori, doppi sensi d’impatto immediato. Una tradizione sfumata leggermente con gli anni che spero trovi il modo di ripartire più forte di prima.
Per i più piccoli, per chi ama il “brivido” delle altezze o semplicemente per chi ama divertirsi in stile luna park, un villaggio di giostre stanzia per poco più di dieci giorni nei pressi del Palafantozzi offrendo divertimento ma anche eccessiva sorpresa per i costi sempre più esorbitanti, mi spiace dirlo, che richiede il poter fare “più di un giro” su una o più giostre.
La Festa della Madonna si configura come una fonte di guadagno, crescita e riconferma spirituale inalterata negli anni , di cui ne siamo tutti testimonianza.
Il 22 Ottobre si avvicina e Capo d’Orlando dimostra, malgrado le critiche, di permanere sempre sulla cresta dell’onda e di proteggere tradizioni e leggende che uniscono in maniera geniale il cristiano ed il pagano.