Tanti, innumerevoli gli aggettivi per definire una Donna. Frasi, pensieri, dediche rivolte al mondo femminile che racchiudono, con semplici parole, questo infinito, meraviglioso mondo pieno di forza, spesso, dimenticata in una società che, ancora oggi, rende complicato il raggiungimento dell’ uguaglianza fra i generi. Se guardiamo alla storia, durante il periodo della Resistenza, sono state le donne ad avere avuto un ruolo molto importante distinguendosi per coraggio ed astuzia.
La potenza dei loro gesti è stata così dirompente che si è incisa in maniera indelebile senza che lo scorrere del tempo potesse cancellarla definitivamente rinnovandosi con caparbietà ed instancabile prontezza, quella forza utile per agguantare, coraggiosamente, la vita e combattere, più di chiunque altro, per ottenere i diritti che oggi possiedono. Ma sono ancora tante le battaglie al femminile che si devono affrontare per abbattere ostacoli di natura sociale, culturale e che hanno radici lontani nel tempo; basti pensare, ad esempio, il periodo dell’Antica civiltà Greca quando alle donne era proibito partecipare ad eventi sportivi, candidarsi alle cariche pubbliche, votare ed esercitare la propria volontà.
Lungo la linea del tempo ci fermiamo sul nome di Giovanna D’Arco, una fanciulla che dovette chiedere il permesso per tagliare i capelli e indossare i pantaloni, capo di abbigliamento esclusivamente maschile. Arriviamo, poi, ai giorni più recenti quando, ancora in molti paesi considerati liberali, alle donne erano negati i diritti sociali, politici e civili. In Italia era il 1945 quando le donne votarono per la prima volta; era il 1968, quando l’adulterio femminile non fu più considerato punibile. Questo e altro è stato fatto per avere delle reali pari opportunità di genere come, ad esempio, è avvenuto nel 2013 con l’introduzione della doppia preferenza di genere di candidati. Un nuovo inserimento applicato a livello Comunale , Regionale e Nazionale quale misura, fondamentale, per la promozione della rappresentanza femminile nella politica e permettere loro di occupare posti sociali che sono sempre stati considerati maschili.
Diritti sempre più riconosciuti in Occidente, ma negati in alcuni paesi Orientali dove ancora la donna è considerata un oggetto, dove sono lecite le spose- bambine , dove l’infibulazione è un rituale intramontabile e ,dove, poco importano le conseguenze psicologiche e la mutilazione fisica.
Principi culturali che plasmano le menti esistono anche nei paesi più evoluti dove, ancora, possiamo imbatterci in accuse paradossali con frasi assurde: “Vestita così se l’è cercata” come se indossare una minigonna autorizzi l’abuso, tale da indurre timore di partecipare, semplicemente, ad una festa dove una giovane ragazza potrebbe imbattersi in un orco che la conduce nella “terrazza del sentimento” e dove, dopo essere stata inconsapevolmente riempita di droga, subisce lo stupro. Un atto che il “caino” osa dire ‘l’ho amata’.
Una concezione malata dell’amore che causa, ancora, molte vittime come il femminicidio con il quale molte donne pagano con la vita il prezzo di quel primo ceffone al quale ha fatto seguito un altro e un altro ancora, fino alla morte. Di recente lo abbiamo visto tutti, nella nostra comunità siciliana, con Lorena Quaranta la cui vita è stata troncata da quell’aguzzino che diceva di amarla.
L’amore è tutt’altra cosa…
Benchè la disuguaglianza culturale ancora persista, le Politiche di Genere hanno promosso norme a favore delle donne affinché abbiano pieno riconoscimento sociale. Ricordo qui “La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” con la quale, nel matrimonio, si attribuiscono ad entrambi i coniugi gli stessi diritti. Le politiche promosse si muovono in più direzioni. Su questo orientamento nasce la “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea” che ha come fine ultimo quello di assicurare la parità fra uomini e donne in tutti i campi. La stessa “Costituzione della Repubblica Italiana”, all’art. 3 afferma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, senza distinzione alcuna . Mi voglio soffermare sull’art. 37 dove si legge: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.”
Ma tutto ciò non basta! Non sempre queste leggi vengono applicate. Lo vediamo nella quotidianità normale: quando negli asili nido non ci sono più posti disponibili, la prima a dover mettere in discussione il lavoro è la donna che deve prima pensare dove collocare il figlioletto e ,poi, dedicarsi al lavoro . Tuttavia se le leggi sembrano tutelare la donna che può accedere a qualsiasi attività, nella realtà , a parità di lavoro e di compiti, la retribuzione di una donna lavoratrice è inferiore a quella di un uomo.
Una delle conseguenze è l’abbandono del lavoro per accudire i figli poiché mancano strutture pubbliche per l’infanzia quindi, le giovani donne madri, non riescono a conciliare il lavoro con i figli e sono, così, costrette a bloccare il proprio empowerment . In altri casi, invece, devono lottare per raggiungere cariche poste ai vertici che, il più delle volte, sono chimere: lo dimostra il fatto che ,ancora, sono poche le donne che occupano ruoli dirigenziali in aziende pubbliche e private, mentre sono più frequenti i casi di molestie sessuali subite dalle lavoratrici da parte di datori di lavoro che, con promesse o minacce e abuso di potere, tentano di sottometterle ai propri desideri.
Queste condizioni inaccettabili, discriminatorie hanno indotto alla nascita di ‘Organizzazioni Sociali’, di ‘Centri Antiviolenza’ presenti sul nostro territorio che difendono la parità di genere e quegli stessi principi che hanno proclamato, il 1975, l’Anno Internazionale della Donna. Su questa stessa linea si pone ‘La Conferenza Permanente delle Donne’ che ha un ruolo attivo nella politica.
In questa direzione, un gruppo di donne messinesi, membri della Conferenza Permanente delle Donne si sta dotando di strumenti che si pongono l’obiettivo di perseguire le Politiche di Genere in un rapporto costante con le realtà che operano nella società, principalmente con i Centri Antiviolenza, portando avanti quegli stessi principi assunti come motto dalla prima Conferenza Mondiale delle Donne quali “parità, sviluppo, pace” , affermandone i diritti e affrontando, altresì, molteplici argomenti quali “diritti umani, violenza, sanità, economia, povertà…”
Oggi un altro passo in avanti, tutto al femminile, è l’elezione di Kamala Harris, prima donna vicepresidente afro-americana chiamata ad occupare una carica così importante come quella per la quale è stata scelta.
La speranza è che possano esserci dei veri cambiamenti di un paradigma culturale a favore delle donne con visioni condivise e con responsabilità partecipe della società.
Dott.ssa Antonina D’Agati
componente della ” Conferenza Permanente delle Donne” del Partito Democratico della provincia di Messina