Su iniziativa della Sezione di Messina dell’Associazione Nazionale della Sanità Militare Italiana (ANSMI), Presidente il Gr. Uff. Dr. Angelo PETRUNGARO, nella chiesa “Santuario del Carmine” in Messina, si è svolta la S. Messa celebrata dal Parroco don Gianfranco CENTORRINO, in onore dei Caduti per l’onore della Patria e di San Camillo patrono della Sanità Militare.
Presenti autorità civili, fra cui l’Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Messina prof. Roberto Vincenzo TRIMARCHI, e militari, fra cui il Col. me. Francesco RIZZO Direttore del Dipartimento Militare di Medicina Legale di Messina e il Gen. Giuseppe BRIGUGLIO, Presidente UNUCI Messina. Inoltre rappresentanti del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana e del Corpo delle II.VV. CRI dell’Ispettorato di Messina.
Hanno manifestato adesione all’iniziativa: l’Ammiraglio Mauro BARBIERATO Ispettore della Sanità della Marina Militare, il Ten. Gen. me. Mario Alberto GERMANI già Consigliere del Capo di Stato Maggiore della Difesa per la Sanità Militare Interforze, il Dr. Giacomo CAUDO Presidente dell’Ordine dei Medici di Messina, l’On. prof. Giuseppe SCALISI e il prof. Salvatore NASCE’, Presidente dell’U.N.C.R.S.I., il quale così ha scritto per l’occasione: “Sono spiritualmente con voi nel ricordo del sacrificio di tutti i Caduti della R.S.I.”.
Il Dr. PETRUNGARO, nel ringraziare gli intervenuti, ha ricordato non solo il sacrificio dei numerosi Caduti della Sanità Militare come il giovanissimo Tenente Medico Nelson DALFIUME per il quale l’opera del medico sul campo di battaglia era “luce nelle tenebre”, ma anche quello del poeta e cieco di guerra Carlo BORSANI, Medaglia d’Oro al V.M. che si prodigò in una missione di pace recandosi alle ore 11 del 25 Aprile 1945 dall’Arcivescovo di Milano Cardinale SHUSTER presso l’Arcivescovado, dove nel pomeriggio dello stesso giorno avvenne l’incontro fra Mussolini e Graziani.
Non solo, ma subirono la stessa sorte di morte anche le Ausiliarie della R.S.I., come la studentessa del 4° anno di Medicina presso l’Università di Roma, Antonietta DE SIMONI che rispose subito, all’appello alla gioventù femminile da parte della R.S.I. per l’assistenza alle proprie FF.AA., arruolandosi fra le Ausiliarie. Ella, a coloro che, intuendo i pericoli cui sarebbe potuta andare incontro, volevano indurla a ritirarsi, così rispose: “un’Ausiliaria non abbandona il suo posto nel momento del pericolo; resta al fianco dei suoi camerati”.
Dopo il 25 Aprile, interi reparti delle Ausiliarie sono scomparsi e delle loro componenti non si è saputo più nulla: è accaduto alle Ausiliarie dei Comandi di Tappa della “X MAS” di Pola, Fiume, Zara, cadute in mano dei partigiani di Tito. Come non ricordare don Tullio CALCAGNO fucilato a causa della propaganda che faceva della fedeltà alla Patria, dell’infamia dell’armistizio dell’8 Settembre 1943 nonché della fedeltà all’alleato tedesco.
La verità sugli eccidi commessi nell’Aprile del 1945, a guerra finita, si sta facendo strada; perfino gli archivi di alcune città del Nord per lungo tempo rimasti sigillati sono oggi aperti, come quello di Savona dove si possono leggere le vicissitudini della famiglia GHERSI la cui figlia Giuseppina, appena adolescente, fu sottoposta dai partigiani comunisti a indicibili sevizie, horresco referens, pestaggio a sangue, stupro… Non solo, il padre e la madre furono costretti ad assistere a ciò che veniva fatto alla loro figlia e, oltre all’immenso dolore, subirono le più insensate angherie che li costrinsero a lasciare casa e località come era accaduto ai profughi della Dalmazia ad opera di Tito.
Ma in Italia gli autori dei massacri e delle deportazioni sono stati, a guerra finita, i partigiani comunisti e non. L’Aprile del 1945 è tutto da rivedere e quindi da giudicare alla luce della verità, quella verità di cui hanno diritto i nostri Caduti ciascuno dei quali è stato Temporum testis. Giuseppina GHERSI, classe 1931-1945, studentessa dell’Istituto Magistrale “Rossello”, aveva vinto un concorso a tema e aveva ricevuto per lettera da parte del Segretario Particolare del Duce i complimenti per il lavoro culturale svolto. Questa la sua colpa, inconsistente, ma valida per i partigiani che cercavano appigli al loro efferato operare e alla fine trovavano il Deus ex machina.
Ella, dopo essere stata sequestrata e portata in un campo di concentramento per fascisti, vi rimase dal 25 al 30 Aprile 1945 quando fu giustiziata con un colpo di pistola alla nuca. I genitori, dopo che erano stati “obbligati” ad assistere inorriditi alle torture inflitte alla loro figlia, vennero deportati e imprigionati. Tutto questo è documentato nell’esposto, formato da ben sei cartelle, che il padre della ragazzina presentò al Procuratore della Repubblica di Savona in data 29 Aprile 1949 raccontando nei dettagli tutto quello che avevano subito senza essersi macchiati di alcun crimine.
Nell’occasione sono stati consegnati Attestati di Benemerenza ai Soci che si sono distinti nell’ambito delle attività svolte dall’Ass. Naz. della Sanità Militare Italiana: prof. Letterio CALBO; Lgt. Cav. Michele TEDESCO; Cav. Uff. Renato GIARDINA; C.le Magg. Ca. Sc. Biagio GATTO.
Dr. Angelo PETRUNGARO