A seguito della paventata soppressione del Tar di Catania, la Giunta comunale di Sant’Angelo ha approvato una delibera, inviata al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Governo e al Presidente della Regione, con la quale contesta la chiusura della Sezione del Tribunale amministrativo etneo.
“La soppressione delle sezioni staccate dei Tribunali amministrativi regionali – si legge nell’atto deliberativo – non sembra produrre alcun beneficio funzionale. Al contrario, comporterà un aggravio di costi per le amministrazioni pubbliche e per i privati.
La Sezione di Catania – si legge ancora nella delibera di Giunta – oltre che sulla provincia etnea, ha competenza sui territori di 5 delle 9 province siciliane, Messina, Enna, Ragusa e Siracusa, corrispondente a due distretti di Corte d’Appello (Catania e Messina) e una parte della Corte d’Appello di Caltanissetta (provincia di Enna). Il Tar di Catania – prosegue l’Esecutivo – è, per dimensioni, il terzo Ufficio giudiziario amministrativo d’Italia, preceduto solo dal Tar Lazio e dal Tar Campania. Esso – è scritto ancora nella delibera – ha dimensioni maggiori di quelle della sede aggregante, che è Palermo, non solo per il carico di procedimenti, ma anche per numero di comuni (219 contro 171) e per abitanti serviti (2.602.000, contro 2.392.000 di Palermo).
“La politica di desertificazione del territorio – ha detto il Sindaco – anche quando cambiano i governi, sembra non avere fine. Oltre alla razionalizzazione della spesa, non si può non guardare ai diritti dei cittadini fruitori del servizio, i quali, considerati i costi enormi per l’iscrizione di un procedimento di giustizia amministrativa, lo pagano profumatamente in termini diretti, a cui si aggiungono i maggiori oneri indiretti che produrrebbe l’incremento delle distanze per i professionisti, che alla fine ricadranno su chi chiede giustizia”.
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