Sessantaquattro voti di differenza hanno permesso al sindaco uscente, il medico Vincenzo Lionetto, di tornare a sedere, con 1.098 consensi, sulla poltrona di primo cittadino.
A “battagliare con lui è stata l’avvocato Veronica Armeli alla sua prima candidatura a sindaco e un passato di consigliere d’opposizione. Due pretendenti per un paese di circa tremila votanti che si sono presentati alle urne in percentuale lievemente inferiore alla precedente tornata. Entrambe liste avevano di che sperare per la mancanza di una terza compagine, che da anni, resta “Terzo polo”. In parte rinnovate, con qualche fuoriuscita, apparentemente, competevano sullo stesso piano potendo essere la mancanza di un’esperienza amministrativa attiva, compensata dai mal di pancia che, sono fisiologici all’azione di ogni esecutivo, oltre che alla perdita, purtroppo non solo politica, per la lista Lionetto, di un “cavallo di razza” quale era il vice sindaco sfarandino Gaetano Conti Nibali.
Praticamente armi pari perché nessuno poteva, se si esclude l’età anagrafica, “fregiarsi” di essere il nuovo. Caso mai si poteva parlare di “new entry” che, nei piccoli centri, sembrano essere solo un fattore contingente e funzionale al particolare momento e, forse, per gli “appassionati” una scuola di formazione politica sul campo. Per il resto “ranghi riproposti” o, in qualche caso, “figli d’arte”. Come dire: nessun rinnovamento strutturale, ne “fregi” possibili in tal senso. Un sindaco uscente “quasi obbligato” a ricandidarsi per la “debole” esistenza di elementi interni garanti della continuità politica e una sfidante che, seppure nuova al ruolo, affondava parte delle radici in un passato non certo remoto ereditandone si pregi ma soprattutto, voglie di rivalsa che, si sa, nelle piccole realtà sono conosciute e ampliate, a menadito, da tutti. Insomma è mancato quel taglio netto necessario a garantire il trend che, ultimamente, premia chi è “altro” rispetto alla politica tradizionale i cui confini, a volte, sfumano se non nel politicume, sicuramente nel politichese.
E l’urna lo ha certificarlo, “sezionando” rigidamente aspettative e tenute. Tutto preordinato, scontato, con un Lionetto, a sfoglio in corso, pericolosamente superato nella prima sezione e messo in serio pericolo man mano che proseguiva lo sfoglio nella seconda, mentre il debole sorpasso, che prendeva forma nella terza, era sufficiente solo a “trincerare” il fronte in attesa della sperata “sortita” sfarandina che, poteva, sul filo di lana, ribaltare la situazione. E la quarta sezione (Sfaranda) ha risposto con una vera e propria controffensiva – 1, 2, 3…100… 207 voti.
La “generalissima” Valeria Imbrogio, (bandiera “Insieme per crescere”) inarrestabile, colmava, uno dopo l’altro, i vuoti fino al sorpasso, dopo avere impedito, arroccata in tutte le sezioni (44,56,81, questi i numeri avuti nella prima, seconda e terza sezione) qualsiasi tentativo di sfondamento della lista “Condivivi Castell’Umberto” che aveva fatto di tutto per aumentare il “gap”, ostacolata specie nella prima sezione, da Sarina Battagliola che con i suoi 96 voti (portati in tutto a 214) si è dimostrata un vero e proprio “stuG” nel difendere la linea. Pure in casa Armeli la parte del leone si è “colorata di rosa”: Federica Monastra (223 voti) e Tatania Catania (207 voti) seguite a ruota da Marco Polino, Valentina Tascone rispettivamente 192 e 191 voti. Il resto, in entrambe le liste, solo in alcuni casi si è spinto oltre le previsioni premiando impegno, cultura e amore per il paese. I comizi, unitamente ai programmi sono stati determinanti?
Difficile a dirsi, certo è che, scenografia, attacchi smodati all’avversario e “infelici” etichette dell’elettore, seppure dovute “all’adrenalina indotta”, non hanno certo aiutato. Magari sarebbe stato più utile chiarire alcuni aspetti programmatici che, in alcuni casi, sono rimaste delle mere enunciazioni che, nello specifico, nulla hanno “comunicato” agli elettori specie quelli che “non si sperticano le mani a prescindere” ma cercano di capire, scevri da ogni possibile “inquinamento” terzo. Ed è proprio per questo che la presente analisi è stata preceduta dall’assoluto, voluto, silenzio giornalistico (la nuda notizia è roba da cronaca) in ossequio ad una tornata elettorale, per certi aspetti, unica e irripetibile.
Ed ora, a bocce ferme, la politica è chiamata ad una scommessa: Impedire che l’emorragia demografica porti Castell’Umberto a diventare frazione di Naso (va in tal senso la stabilizzazione dei precari) e ricordi come i Romani, appena conquistavano un territorio, costruivano prima le strade e poi il resto.
Enzo Caputo