Sono trascorsi ormai due lunghi anni da quel maledetto giorno. A due anni dalla scomparsa di Paolo Gullà, avvenuta prematuramente il 13 luglio 2012, l’Asd Tiger ricorda con affetto un ragazzo amico di tutti e lo vuole fare celebrando la persona che era Paolo. Un ragazzo che faceva dell’umiltà e della semplicità la sua grandezza, un ragazzo che riusciva a trasmettere allegria e gioia di vivere in ogni momento, un ragazzo che ci manca ogni giorno ma che tutti portiamo sempre con noi, nel nostro cuore.
Non è mai facile parlare di chi non c’è più ma, nella memoria di chi l’ha conosciuto, Paolo è sempre presente, scolpito nella mente e nel cuore. Per questo, negli ultimi giorni abbiamo cercato di raggiungere chi Paoletto lo conosceva bene, raccogliendo le testimonianze di chi con lui ha condiviso i momenti più belli e divertenti. Parliamo degli amici più intimi, di Emanuele Sapienza, di Giovanni Cardaci, di Peppe Masi, del mister Pippo Perdicucci, all’epoca suo allenatore nella Tiger di Brolo, e di Massimo Pizzino, proprietario della saletta dove il nostro angelo era solito incontrarsi con gli amici per giocare al biliardo o per discutere di calcio, della sua amata Inter e della Tiger. Attraverso le parole di chi lo ha conosciuto, cerchiamo di trasmettere a tutti chi era, anzi, chi è il nostro amato Paoletto.
Pippo Perdicucci: «Ho conosciuto Paolo per un lasso di tempo troppo breve ma mi è bastato per capire di che pasta era fatto. La sensibilità e la generosità di questo ragazzo verso i suoi compagni di squadra e la dolcezza e l’educazione nel porsi erano unici. W poi quel sorriso, sempre sulle labbra… Ricordo i primi tempi che veniva al campo ad allenarsi. Mi aspettava davanti al cancello d’entrata già cambiato ed entravamo insieme negli spogliatoi. La prima volta che lo misi in campo in una amichevole, mise da parte la timidezza e ci sbalordì con una tripletta. Da lì, il nomignolo di Paolino “Cannuni”, perché ricordava nelle movenze Paolo Cannuni, un bomber di razza che ha fatto le fortune di diverse squadre del comprensorio nebroideo. Lo feci esordire in prima squadra in una partita di play-off contro il San Fratello, in Promozione. Era emozionatissimo. Mi chiese “mister cosa devo fare?”. Gli dissi “entra e gioca come sai”. E lui lo fece».
Massimo Pizzino: «La cosa che più mi è rimasta impressa di questo ragazzo è il suo sorriso contagioso. Quando entrava nel mio locale era come una ventata di allegria, pacche sulle spalle ed una battuta per tutti. Giocava bene a biliardo, era uno dei più forti. Le poche volte che lo vedevo serio era quando l’Inter perdeva, poi ci guardava tutti, ad uno ad uno e ci diceva “siti na marmaglia!” e poi di nuovo a ridere. Era un ragazzo semplice, affettuoso con i suoi genitori e la sua nonna di Ficarra che quasi quotidianamente andava a trovare. Un bravo ragazzo».
Emanuele Sapienza: «Paolo è quella persona, quell’amico, quel fratello che tutti vorrebbero. Una persona precisa, una persona corretta, una persona spensierata. E anche se in alcuni momenti non lo era, poco importava, l’importante era ridere, essere felici. In quelle sere d’inverno, quando c’era poco da fare, si faceva un giro in macchina e tra un progetto futuro ed un altro si faceva finta di essere dei multimiliardari e quindi fantasticare su come spendere tutti i nostri soldi. Alla fine della discussione, si diventava seri giusto per dieci secondi. “Paolo, altro che soldi, qua neanche lavoro c’è”. “ Veramente, semu cunsumati, allanca proprio”. Risposta secca, e per quanto potesse essere vera, lui la diceva con un sorriso che ti faceva ancora sperare che forse non era poi tutto così buio. Riusciva a trascinarti e a farti dimenticare ogni cosa, anche le discussioni più brutte venivano affrontate con un sorriso e in meno di un secondo, come per magia, passava tutto. Non c’era cosa, gioco o altro in cui dopo qualche tempo lui non diventasse il numero uno. Era il migliore a calcio, a biliardo, persino alla Play Station non c’era via di fuga. Ricordo una partita di calcetto organizzata da lui contro i nostri genitori e altri amici. Alla sonora richiesta “ Paolo, mi raccomando, facciamoli vincere se no non giocano più contro di noi” lui recepì “Paolo, mi raccomando, rompiamoli tutti”, e via con la prestazione perfetta, raffica di gol e tutti a casa. Quando una persona nasce vincente, c’è poco da fare. Paolo è quel ragazzo che non va bene a scuola, che non ama studiare perché, alla fine, scegliere tra un libro ed un pallone non è mai stato poi così difficile. Paolo è quella persona pulita e simpatica a cui è impossibile dire di no, quel ragazzo dalla battuta pronta, quello che vedendoti per strada ti urla “Wee Juventino”, quello che se avesse dovuto scegliere tra la finale di Champions dell’Inter e una vacanza tutto pagato, probabilmente avrebbe scelto l’Inter, “Per la vacanza c’è tempo”. Paolo è questo. Paolo è la persona più bella e determinata che io abbia mai incontrato. Non esiste un “Non riesco” oppure un “Non ce la faccio”. Al massimo poteva uscire fuori un “Non ce l’ho fatta” ma dando sempre il suo 100%. Non ha mai guardato la vita con senso negativo, l’ha sempre affrontata con il sorriso e mai pensando soltanto a se stesso. Paolo non era, Paolo è. Paolo è dentro tutti coloro che hanno condiviso con lui anche solo cinque minuti della loro vita, è nei bambini che oggi ne sentono parlare, è nei principi fondamentali che ha lasciato a tutti noi. Paolo è dentro ogni cosa bella che mi capita ogni giorni. A presto Campione, Ti Voglio Bene».
Giovanni Cardaci: «Paolo lo tengo ogni giorno nel mio cuore perché la sua compagnia mi aiuta ad affrontare le avversità della vita. Lo tengo sempre nei miei pensieri perché la sua parola mi dà la forza per vivere ogni giorno. La sua immagine è viva nei miei occhi. La più bella cosa che mi sia capitata finora è stata la nostra amicizia. Mi mancano i nostri discorsi e le nostre confessioni, mi manca la sua incredibile ironia e simpatia quell’amicizia che solo lui poteva darmi. Non so quando lo rivedrò ma ogni giorno spero sia quello buono. Lo vedo nei miei sogni ma in realtà lo vedo sempre, nella vita di tutti i giorni. Molte persone sapevano che era un bravissimo ragazzo, solo in pochi sapevano perché era così speciale. Fra tutti i pregi che aveva, quello che rimarrà per sempre nel mio cuore è che era troppo buono con le persone, le aiutava e stava loro vicino senza voler nulla in cambio. Avevamo le stesse passioni: il calcio, le partite di poker con gli amici e soprattutto le donne. E la saletta da Pizzino. Una delle più belle cose il biliardo. Per Franco della saletta aveva delle attenzioni particolari, lo chiamava Franky. Io ero Cardacino, Peppe Masi lo chiamava Peppe Nappa. E poi era pazzo per l’Inter. Guai a chi gli toccava la sua squadra del cuore. Quando perdeva non usciva nemmeno di casa. Vorrei dire altre cose, più personali, però preferisco tenerle per me…».
Peppe Masi: «Per descrivere Paolo non basterebbero poche righe. Lui era quella persona che tutti vorrebbero al proprio fianco. Sapeva riempirti le giornate con la sua allegria e il suo sorriso, con lui non era mai un giorno cupo. Ricordo ancora i nostri primi giorni fra i banchi di scuola, io emozionato per la nuova avventura che si prospettava e lui carico per iniziare questa nuova sfida. Non l’ho mai visto indietreggiare davanti a niente e nessuno, è sempre stato un campione, sia nella vita di tutti i giorni, sia in campo, dove dava il cuore per il suo amato sport. Per Paolo non esisteva la parola “impossibile”, infatti riusciva a adattarsi a ogni situazione affrontandola con determinazione, dando anche tutto a chi a lui non ha dato niente, una caratteristica che lo ha sempre contraddistinto fra tutti. Con lui vicino di certo sarebbe stato un mondo migliore. Sperò di rincontrarlo un giorno e passare ancora del tempo con lui. Mi manchi amico mio».
C’è una ragione per ogni cosa. Anche alla morte c’è una ragione, alla perdita di un figlio, di un amico come te, Paoletto. Se la morte ti ha portato via, rimane sempre l’amore e le cose assumono forme diverse, nient’altro. Non potremmo più vederti sorridere, sentirti parlare ma quando questi sensi si indeboliscono, un altro si rafforza: la memoria, ed essa diviene nostra compagna.
La vita ha un termine, l’amore no. L’Asd Tiger Brolo in tutte le sue componenti è sempre con te e al fianco della tua famiglia. Vi vogliamo bene, potrete sempre contare su di noi. Delle semplici parole non bastano a spiegare chi eri e cosa hai dato a tutti noi. Accetta il nostro piccolo pensiero, nei nostri cuori sei sempre il nostro campione.
CIAO PAOLETTO, SEMPRE CON NOI.
UFFICIO STAMPA
ASD TIGER BROLO