Sicilia – Sanità: sul decreto dell’appropriatezza il grido d’allarme di Pietro Miraglia

In attesa dell’incontro, dei sindacati di Categoria di mercoledì 11 maggio a Palermo, nella sede dell’assessorato alla Salute, con l’assessore Baldo Gucciardi, il direttore Generale dott. Gaetano Chiaro ed i funzionari dell’Assessorato, per il già prefissato tavolo tecnico, inerenti le problematiche della sanità convenzionata ed accredita siciliana, evidenziate con le manifestazioni di protesta dei mesi scorsi, il brolese dott. Pietro Miraglia Consigliere dell’Ordine Nazionale di Biologi con delega nazionale alla patologia clinica, lancia un grido di allarme sull’applicabilità del decreto dell’appropriatezza, soprattutto in Sicilia, dopo l’ultima nota del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin dello scorso 25 marzo.

PIETRO MIRAGLIA

In particolare nella missiva inviata dal Ministero della Salute, si legge che durante la fase di sperimentazione e monitoraggio del decreto in esame, i medici prescrittori possono non applicare le condizioni di appropriatezza quando le prestazioni debbano essere erogate a pazienti oncologici, cronici o invalidi. Comunque, in tutti i casi in cui la condizione di erogabilità o indicazione di appropriatezza per una prestazione sia costituita da una “sospetta” patologia o un possibile rischio di patologia (es. rischio stazione in questione anche quando la patologia sia già accertata e il suo andamento debba essere monitorato attraverso la prestazione in questione. Su una materia cosi delicata, molte volte, può succedere che il medico non ritiene di prescrivere la prestazione per non superare, magari i parametri imposti dal Ministero (alcuni medici consigliano magari, che se dagli esami da fare, non risulta niente, conviene ripeterli anche tra 4/5 anni).

analisiDa qui, una situazione allarmante, soprattutto per gli oltre due milioni di cittadini siciliani, sotto la soglia di povertà, che come spiega il dottore Miraglia, questo Decreto per ridurre le spese eccessive a volte dello spreco della sanità degli ultimi trenta anni, per i cittadini si trasforma come un boomerang, perché sono costretti oggi a ricorrere a pagarsi le prestazioni e sono costretti addirittura a lasciare perdere l’ter degli esami da fare, perché la disponibilità economica non lo permette. Il risultato di tutto ciò è il rischio di un vertiginoso calo della prevenzione: non poter accedere a determinate esami ed analisi specialistiche perché non ritenute fondamentali, dal prescrittore, si traduce in un abbandono di percorsi di profilassi e in un caos generale di incertezza interpretativa”. Baldo-GucciardiInoltre, l’altro pericolo non da sottovalutare è che questa situazione fa crescere la tensione nei rapporti tra medico e paziente, come risulta dall’indagine svolta dalla Federazione dei Medici di Famiglia (Fimmg), dato che sul oltre 47 mila professionisti di medicina generale interpellati, l’86% ritiene che tale decreto possa causare conflitti con i pazienti stessi, e il 90% ipotizza un deterioramento dei rapporti fra medici di base e specialisti. Una situazione, che verrà quindi trattata capillarmente mercoledi pomeriggio, nel tavolo tecnico, con l’assessore Gucciardi, che già ha manifestato l’intenzione di aiuto verso le problematiche di questo decreto e degli altri punti inseriti all’ordine del giorno, anche per non far venire meno le norme che stabiliscono che il cittadino ha diritto a curare la propria salute.

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