Dopo lo sciopero regionale svoltosi a Palermo l’11 dicembre scorso, dopo l’ipotesi ventilata dal sottosegretario Faraone, della creazione di un’Agenzia che avrebbe dovuto portare alla stabilizzazione dei 22 mila precari siciliani, la norma, approvata ieri in Commissione Bilancio che prevede la proroga di un solo anno di contratto, viene vista da tutti come una vera e propria beffa mentre sono già in programma nuove forme di proteste contro una situazione che sta diventando anno dopo anno sempre più insostenibile per migliaia di famiglie siciliane.
Nel testo della norma inoltre non si fa riferimento ai precari dei Comuni in dissesto e pre-dissesto. Questi ultimi rimangono al momento quindi fuori dalla proroga. Anche se il governo nazionale si sarebbe impegnato ad utilizzare un’altra norma per questi lavoratori nel prossimo ddl “milleproroghe”.
Ma l’emendamento “salva-precari” non soddisfa per niente il mondo sindacale: «Con i precari si sta innescando in Sicilia un’altra macelleria sociale. Alla richiesta di stabilizzazione il governo risponde con una proroga per soli 12 mesi e solo per una parte dei lavoratori che determina destabilizzazione ed è destinata a innescare tensioni sociali e a creare problemi negli enti che utilizzano questi lavoratori» ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro. «Se uniamo questa vicenda al blocco di 500 milioni delle risorse destinate alla Sicilia – ha aggiunto Pagliaro – vediamo come il pubblico impiego rischi di diventare una polveriera, con rischi pure per la qualità dei servizi erogati». A proposito dei precari la Cgil annuncia iniziative di mobilitazione.
«Assistiamo, come al solito, a uno spettacolo indecoroso. Quella che è stata assicurata ai precari degli Enti locali siciliani è la proroga del contratto di un solo anno e nemmeno per tutti. Senza ulteriore modifiche alla Legge D’Alia, infatti, settemila lavoratori dei Comuni in dissesto e pre-dissesto saranno comunque licenziati mentre gli altri continueranno a essere osteggio dei capricci della politica» ha detto il il segretario generale della Uil Sicilia, Claudio Barone, che ha aggiunto: «È difficile capire se si tratta di insensibilità, incapacità o deliberata volontà da parte della politica di mantenere in questo vergognoso stato 22 mila famiglie, ricattabili per fini elettorali».
«Cambiano solo le facce, per il resto non cambia nulla. Si continua a giocare sulla pelle dei lavoratori usati come arma di ricatto o come possibile merce di scambio in vista della prima campagna elettorale», conclude il segretario della Cisl Sicilia Mimmo Milazzo.