«Le minacce e le intimidazioni ci sono, si avvertono. Alcune sono evidenti. Altre rimangono sotto traccia. Colpiscono soprattutto» – afferma Riccardo Arena, cronista giudiziario del «Giornale di Sicilia» – «coloro che operano in provincia, nei piccoli comuni, i giornalisti precari, che hanno poche garanzie di stabilità lavorativa, che sono pagati poco e male. Sono quelli più deboli e quindi più facilmente condizionabili. Esiste un condizionamento ambientale diffuso che indebolisce le barriere protettive. In periferia questo tipo di condizionamento, indubbiamente pesa di più».
La Sicilia è una miniera di notizie preziose, ma è difficile estrarle e mostrarle in piena luce. È faticoso e a volte pericoloso. Infinite volte più rischioso che in altre regioni. E allora può capitare che un bel giorno i moderni Don Rodrigo pretendono che questo o quello non si deve scrivere.
Mi viene in mente la favola, tutta ovviamente immaginaria, letta su “Scomunicando” che comincia pressapoco così: Quel giornalista non deve scrivere più, tu sei il sindaco, tu puoi farlo smettere” per fortuna solo favole intrise di streghe, nani e folletti, insomma roba inventata perché, si sa, le streghe non esistono più o meglio non esistono così come li vede il nostro immaginario collettivo, così come non esistono gli orchi.
E poi chissà perché quelli della favola riconoscono poteri taumaturgici al sindaco, sempre della favola e non, magari, al presidente del consiglio, anch’esso della favola, così giusto per capire. Conta forse meno? Però il mondo delle favole è bello, spensierato, spinge a leggere: “C’era una volta un Re, forse una Regina. E c’erano le regole della singolar tenzone, che finiva con il classico “al fin della licenza io tocco“? Era il duello tra Cavalieri. Quelli con l’Onore ed il Rispetto delle Regole – non quello mafioso. Che non conoscevano la denigrazione, la delazione, ma il Confronto.” Ed ecco che la favola ti prende, ti avvolge, fino a sembrare quasi vera, con la fatina ( mica nei racconti sono tutte streghe o orchi) quintessenza della libertà che ti proietta la libertà e, tra magia e realtà, ti fa credere che ancora esiste la libertà di parola, di critica; la tutela.
Sono cose che tutti sanno anche se, a volte, un improvviso mal di pancia può far loro dimenticare e allora è bene ricordare che: “È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede.” Così almeno dice la legge, un po’ vecchiotta ma ancora in vigore.
La fantasia lascia il posto alla realtà; la fatina è svanita e ti accorgi che streghe e orchi dovranno pur esistere se di intimidazioni ai giornalisti ne parla anche nella XVII Legislatura una apposita Commissione parlamentare di inchiesta che tra l’altro scrive:Per le mafie controllare i propri territori, garantirsi impunità, costruire consenso e legittimità sociale vuol dire anche sottomettere la libera informazione, pretendere rispetto, costringerla al silenzio.
E la politica, ci chiediamo, è da meno? Poteri e Poteruncoli megailluminati sono da meno? E’ solo la mafia a minacciare? Ma cos’è la mafia, chi rappresenta, di chi è al servizio? A volte le tipologia di minacce mafiose lasciano posto ad altro. La Commissione parlamentare individua altre tipologie di minacce: le definisce “felpate”, impalpabili, (in dialetto si potrebbe tradurre “Si ti capitu” che spesso, per svariati motivi, vengono sottovalutate dai giornalisti ma riconosciute dai Tribunali.
Tra gli esempi non scritti, tesi a generare dipendenza, l’ormai famoso “Ti perdono, ti posso querelare per diffamazione ma essendo bello buono e bravo e ti perdono” Il campionario della Commissione presieduta da Claudio Fava merita un approfondimento, magari un convegno che dissipi ombre, favole e streghe e che dia spazio specie alle giuste critiche dei cittadini nei confronti del “Quarto potere” che a volte rischia, specie se asservito, (proliferano i siti internet che sembrano “Il New York Times” con le notizie fai da te, di invadere, sviare e falsare la dignità dei cittadini ancor prima della verità.
E allora perché non fare un bel convegno sui risultati degli Atti parlamentari ?
Enzo Caputo