Pruiti: I percorsi civici di antimafia più efficaci sono stati quelli ancorati all’orizzonte della giustizia sociale, quelli capaci di stimolare e, se è il caso, si criticare apertamente le istituzioni. Stracuzzi: I beni confiscati rappresentano un importante strumento di giustizia sociale, quindi alcune scelte di questo governo ci hanno preoccupati enormemente e continuano a preoccuparci, dalle misure definanziate all’interno del PNRR all’accordo tra l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati e il MASAF. Ricciardi ha chiarito le differenze sostanziali tra brigantaggio e mafia aprendo numerose finestre di riflessione sui rapporti tra politica, Istituzioni e malaffare senza tralasciare i misteri quasi insoluti di Sicilia come la strage di Portella della Ginestra. Agostino: le tante forme attuali di mafiosità sui Nebrodi che cozzano contro l’appellativo di Messina come “Provincia babba”.
CASTELL’UMBERTO-“Bisogna andare oltre la liturgia della legalità e riprendere con forza il percorso della coscienza collettiva. I percorsi civici di antimafia più efficaci sono stati quelli ancorati all’orizzonte della giustizia sociale, quelli capaci di stimolare e, se è il caso, si criticare apertamente le istituzioni. Ed è proprio questo il punto, soprattutto se osserviamo quella che viene chiamata dai giornali mafia dei Nebrodi i cui contorni sfuggono se prima non si comprende bene quale sia il sistema di distribuzione delle risorse pubbliche dell’agricoltura, un sistema di distribuzione a pioggia privo di programmazione che ha allargato le maglie per irregolarità diffuse.
Di queste irregolarità se ne sono giovati in molti, criminali di professione e povera gente. Accomunare tutti sotto l’infamia di un cartello non è giusto ed è spesso servito ad un becero carrierismo politico. Alla stessa maniera non è giusto dire che la mafia non esiste. Per questo bisogna recuperare l’osservazione civile e critica del fenomeno, per questo bisogna che la società civile eserciti la politica dell’attenzione e della denuncia nei confronti di tutti i poteri organizzati, siano essi istituzionali (sui quali si può influire) o criminali (che bisogna invece fermare). Questo-in sintesi quanto ha detto il Responsabile dell’Arci Sicilia Dario Pruiti al dibattito sulla Mafia dei Nebrodi organizzato nella Pineta comunale dall’ARCI Nebrodi e le associazioni, “Libera” contro le mafie, “Lo stato dell’arte”, “Scialla” e il patrocinio del Comune ospitante nell’ambito del II Arci Fest organizzato tra gli altri, con la fattiva collaborazione di Andrea Cicero, Giacomo Pruiti e Debora Camaldo.
E ancora Tiziana Stracuzzi Referente Libera Messina e coreferente di Libera Sicilia, riportando i dati dei due Report curati da Libera, “Raccontiamo il bene” e “RimanDATI”, il primo sulle pratiche di riutilizzo dei beni confiscati alle mafie, il secondo sullo stato della trasparenza nelle amministrazioni locali, ha sottolineato “come oggi, dopo 28 anni dall’approvazione della legge 109, i beni confiscati, da espressione del potere mafioso, si siano trasformati in beni comuni, grazie a un grande lavoro plurale che ha rafforzato il tessuto sociale indebolito e reso più fragile dalla presenza della criminalità mafiosa. I beni confiscati rappresentano un importante strumento di giustizia sociale, quindi alcune scelte di questo governo ci hanno preoccupati enormemente e continuano a preoccuparci, dalle misure definanziate all’interno del PNRR all’accordo tra l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati e il MASAF. È per questo che ci siamo fatti portavoce, insieme ad altre realtà associative, organizzazioni nazionali ed enti gestori di una serie di richieste e proposte rivolte alle forze politiche, alle istituzioni, alla magistratura, all’ANBSC e agli enti locali”.
Ai lavori Moderati dal Giornalista locale Enzo Caputo hanno partecipato anche Carmelo Agostino, studioso del settore e la scrittrice Rosalia Ricciardi autrice del tomo “L’origine del brigantaggio post-unitario in Sicilia: I provvedimenti delle istituzioni e i legami con la mafia”. Il primo ha parlato delle tante forme attuali di mafiosità sui Nebrodi che cozzano contro l’appellativo di Messina come “Provincia babba”, ha ricordato Carmelo Battaglia l’ultimo sindacalista trucidato dalla mafia e menzionato i clan mafiosi dei Nebrodi a partire dalla banda Rampulla- Calanni negli anni sessanta, i legami a volte ballerini, i sodalizi quasi bord-line, le investiture…
Mentre Ricciardi oltre a spiegare l’evoluzione storica del fenomeno malavitoso a partire dai romani ha chiarito le differenze sostanziali tra brigantaggio e mafia aprendo numerose finestre di riflessione sui rapporti tra politica, Istituzioni e malaffare senza tralasciare i misteri quasi insoluti di Sicilia come la strage di Portella della Ginestra. La serata, dopo l’aperitivo solidale, si è conclusa sulle toccanti note del gruppo musicale “Scialla”
Enzo Caputo