Castell’Umberto – Bibblioteca: “La bambola venuta da lontano” premiata al Senato della Repubblica

Romanzo sulla violenza di genere. La sindaca Armeli: Bisogna osservare gli occhi delle donne che ci circondano e capire se vivono o meno un dramma di violenza di genere.

CASTELL’UMBERTO – La scrittrice Serafina La Marca è stata ospite, lunedì scorso, presso la biblioteca comunale dove ha presentato il suo libro sulla violenza di genere “La bambola venuta da lontano”, romanzo premiato nell’anno in corso al Senato con l’alto riconoscimento “DivinaMente donna” , Premio speciale narrativa .

Ad accogliere la scrittrice siciliana che vive e lavora in Germania, la Sindaco Veronica Maria Armeli, l’Assessora Valentina Tascone e la Vice Presidente del Consiglio Antonella Randazzo oltre al un numeroso e qualificato pubblico con la quale La Marca ha dialogato sui punti principali del libro che racconta le vicissitudini di Bettina, emigrata siciliana che in seguito alla classica fuitina di evasione dal sistema feudale post guerra in Sicilia, si trova ad affrontare una della più pericolose e variegate esperienze di violenza di genere in terra straniera ad opera di chi invece doveva onorarla e proteggerla.

Relatori il dottore Carmelo Emanuele e il giornalista Enzo Caputo che dopo l’introduzione e i saluti della prima cittadina hanno sviscerato assieme all’autrice i temi principali del libro. L’altro relatore il dottore Salvatore Sidoti Pinto purtroppo è stato impossibilitato ad essere presente.

Diretto e toccante l’intervento della sindachessa: Bisogna osservare gli occhi delle donne che ci circondano e capire se vivono o meno un dramma di violenza di genere. Per evitare – ha aggiunto Emanuele, che finiscano in quella metaforica caverna domestica buia dove ad attenderli c’è il lupo creduto agnello.

Una caverna – ha spiegato l’autrice – che non deve mai fare perdere la speranza perché in fondo al tunnel c’è sempre, seppure fioca una luce. In quei momenti bui bisogna crearsi un mondo magico nel quale rifugiarsi “Parlando “con quanto ci circonda e con particolare riferimento al mondo animale dal quale si traggono molti insegnamenti e confidandosi in alternativa all’isolamento anche con una Bambola. La bambola come donna e come oggetto affettivo che diventa la proiezione di se stessi. E’ una guerra – ha detto Caputo – combattuta ancora da pochi uomini.

Di contro anche molte donne, tanti “caporali”, santi, folletti, poeti, sunaturi e quagghiasanti. La lotta non può che essere a tolleranza zero. La kermesse culturale è stata arricchita dalla musica della brava flautista Silvia Fazio.

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