Pubblichiamo un pezzo, dell’ex sindaco di Sant’Angelo di Brolo, sindacalista e giornalista Basilio Caruso, dopo gli ultimi fatti successi in tv tra il ministro Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede e il Pm Nino Di Matteo.
Nel pezzo di Caruso, che scrive ….“Fino a qualche mese fa non avrei mai immaginato di potere esprimere mie opinioni in difesa di esponenti dei 5 stelle…ed ancora…Non mi sembra normale che un componente del Consiglio superiore della Magistratura, peraltro eletto dai togati, dopo avere inspiegabilmente aspettato due anni (sarà stata la strategia per farsi eleggere nel frattempo al Csm), sbotti per una presunta vicenda personale, intervenendo addirittura in una trasmissione televisiva, magari con l’obiettivo di vendicarsi, tentando di infangare un Ministro della Repubblica, perché avrebbe cambiato idea rispetto alla sua nomina al vertice del Dap (Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria)…..
Fino a qualche mese fa non avrei mai immaginato di potere esprimere mie opinioni in difesa di esponenti dei 5 stelle. Questo perché il loro dna confligge con qualsiasi regola di buon senso, che in politica bisognerebbe avere e ancora di più nelle istituzioni.
Poiché considero un valore aggiunto quello di esternare punti di vista non per partito preso o per semplice contrapposizione politica, faccio una mia valutazione soggettiva sulla vicenda, con la massima coscienza.
L’ho già fatto dopo le aggressioni rivolte a Conte, conseguenti ad una sua leggerezza nella conferenza stampa del Venerdì Santo, lo faccio oggi per spezzare una lancia a sostegno del Ministro della Giustizia, Bonafede. E questo no perché – ripeto – mi sia ravveduto sul Movimento fondato da Grillo, ma perché mi piace contrastare le cose che mi sembrano sbagliate.
La prima considerazione è che certi magistrati (rarissimi, per fortuna), credono di essere unti dal Signore e possono collocarsi al di sopra di tutto e di tutti. Per loro non ci sono regole – che peraltro non dovrebbero essere solo quelle scritte, ma anche altre, non scritte, da non dimenticare per ogni uomo di giustizia – non c’è Costituzione, non c’è legge.
Non mi sembra normale che un componente del Consiglio superiore della Magistratura, peraltro eletto dai togati, dopo avere inspiegabilmente aspettato due anni (sarà stata la strategia per farsi eleggere nel frattempo al Csm), sbotti per una presunta vicenda personale, intervenendo addirittura in una trasmissione televisiva, magari con l’obiettivo di vendicarsi, tentando di infangare un Ministro della Repubblica, perché avrebbe cambiato idea rispetto alla sua nomina al vertice del Dap (Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria).
Difendo il Ministro perché – premesso che per accedere a quel posto non si fa un concorso, ma sono cariche gestite dalla politica – anche se pare che Bonafede gli abbia ventilato, legittimamente, che aveva in mente di proporlo per quell’incarico, ritengo altrettanto legittimo che lo stesso, magari dopo essersi confrontato con altri, pure nella coalizione di governo, potesse cambiare idea e optare di sottoporre per l’approvazione al Consiglio dei Ministri, una soluzione diversa. Per Di Matteo è stato un affronto, lesa maestà!
Certo, ammetto che non sarebbe la stessa cosa se ci fossero prove che tale decisione sia stata determinata a seguito di pressioni esterne o – come sostengono i detrattori – per paura dei mafiosi detenuti. Però, ad oggi non mi risulta che ciò sia provato. Pertanto, salvo che non vi siano atti concreti e inconfutabili, a mio avviso non ha sbagliato il Ministro, ma l’ha fatta grossa il Magistrato, soprattutto perché, se quello che ha affermato fosse vero, avrebbe potuto, e forse dovuto, denunciarlo a suo tempo e no dopo due anni.
Senza entrare nel merito di eventuali successi professionali portati a compimento e che io per mia ignoranza e disinformazione ammetto di sconoscere, quella di Di Matteo mi sembra una visione molto flessibile e adattabile alle proprie esigenze, alle sue ambizioni personali, sfruttando la posizione occupata.
Da più parti sono state chieste le dimissioni del Ministro, ma dietro tali insensate istanze, perché ad oggi sono tali, credo ci sia solo una voglia di vendetta contro quelli che mi piace continuare a definire “i puri”, cioè coloro che si presentarono come diversi, perfetti, puliti e che poi, andando avanti, ci hanno fatto constatare che di pulito avevano ben poco, essendo i medesimi né più, né meno degli altri (lo specchio della società).
Oggi, sempre a mio modestissimo parere, se c’è uno che dovrebbe dimettersi, non è il Ministro, ma il Componente del CSM. Però sappiamo che in Italia l’istituto delle dimissioni è cosa molto, ma molto, rara e quindi un’opzione che non va nemmeno pronunciata.
Ciò che è successo mi ricorda la vicenda dell’ex Ministro Mancuso, il quale, leggendo un intervento in parlamento, sfogliò una pagina bianca, lasciando intendere che se avesse voluto, l’avrebbe riempita, probabilmente contro l’allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. Minacce velate.
Un’altra bruttissima pagina per il nostro Paese quella aperta domenica sera in televisione da Di Matteo.
Basilio Caruso