Forti parole del Capo della Polizia: “In questo Paese non devi solo difenderti dalla mafia ma anche da zelanti delegittimatori”.
Presentato a Roma, nella stupenda cornice del Tempio di Adriano a Piazza di Pietra, il libro “La mafia dei pascoli” di Giuseppe Antoci e Nuccio Anselmo. Di altissimo profilo istituzionale il parterre dei relatori che ha registrato la presenza del Procuratore Nazionale Antimafia Cafiero De Raho e del Capo della Polizia Prefetto Gabrielli.
Alla serata, moderata da Andrea Montanari della Rai e voluta dalla Regione Lazio e da Rubbettino Editore, hanno partecipato anche Tina Montinaro e il figlio Giovanni il quale ha letto, insieme all’attrice Annalisa Insardà, alcuni brani del libro. Alla bellissima iniziativa sono state tantissime le autorità dello Stato che hanno partecipato, fra gli altri: il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura David Ermini, il Sottosegretario agli Interni Gaetti, i vertici delle forze dell’ordine e tanti Parlamentari di varie forze politiche.
Dopo il saluto di Giampiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio Legalità della Regione Lazio, che ha invitato a “non abbassare mai la guardia nella lotta alle associazioni criminale” sono seguite le belle parole del Procuratore Nazionale Antimafia Cafiero De Raho: “E’ importante che gli uomini dello Stato si espongano prima dei cittadini – ha dichiarato De Raho – le denunce sono partite quando Antoci ha cominciato a parlare dei bandi e dei fondi europei, poi sono intervenute le Prefetture e poi sono subentrate le indagini. A quel punto la mafia ha attaccato Antoci”.
Di grande intensità e commozione l’intervento di Giovanni Montinaro, figlio del Capo Scorta di Falcone che perse la vita nella strage di Capaci. Giovanni, che era presente insieme alla mamma Tina, ha letto un brano del libro che riguardava un pezzo di storia familiare del Presidente Antoci e alla fine ha lasciato tutti senza fiato quando ha detto: “Ringrazio Giuseppe Antoci perché, grazie a questo libro e a questi brani, sono riuscito a parlare con mio padre non avendo avuto la possibilità di farlo perché morto troppo presto”.
E poi il forte affondo del Capo della Polizia Gabrielli, “ In questo Paese – ha dichiarato – non ti devi solo difendere dalla mafia e dalla criminalità ma anche da zelanti mascariatori prodighi di comunicazione e pronti a inoculare sospetti in ogni occasione – ha continuato Gabrielli”.
Un chiaro e forte messaggio a chi in questi anni e dopo il gravissimo attentato subito da Antoci e dagli uomini della sua scorta, ha cercato di delegittimare con “fake”, così le ha definite il Capo della Polizia, orientate a bloccare l’opera forte di contrasto alle mafie nel Paese che da quei Nebrodi è partita risalendo lo stivale.
“Non è stato facile – ha detto Antoci, ex Presidente del Parco dei Nebrodi – ripercorrere questa esperienza. Ringrazio Nuccio Anselmo per la delicatezza che mi ha riservato percependo sempre, durante i nostri dialoghi, quando era il momento di fermarsi e darmi la possibilità di riprendere fiato o asciugare qualche lacrima”. Oggi lascio in quelle righe e al racconto ad Anselmo, un pezzo della mia vita ma anche un pezzo del mio cuore, qualche intimità, qualche amarezza, qualche paura”.
Tutti i diritti riservati agli autori sono stati, dagli stessi, destinati all’Associazione “Quarto Savona 15”, che prende spunto dal nome in codice dell’auto blindata fatta saltare in aria a Capaci il 23 maggio 1992 durante la strage che uccise Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della sua scorta.
L’associazione nasce dall’iniziativa di Tina Montinaro, vedova di Antonio, caposcorta di Giovanni Falcone. L’obiettivo è quello di mantenere viva la memoria della strage di Capaci del 1992, “trasformando il dolore in azioni concrete”.
La presentazione si è conclusa con il famoso e commovente monologo “La Scorta”, a cura della bravissima attrice Annalisa Insardà che ha riempito di lacrime i volti commossi di tutti i partecipanti e consegnato alla Città di Roma e al Paese un pezzo di lotta alla mafia che, come ama dire proprio Antoci, “è solo fatta di normalità e non di eroismo”.