Organizzato dall’Ispettorato Nazionale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, col patrocinio della regione Toscana, della Provincia di Prato, nonché dell’Università degli Studi di Firenze e di Roma “Tor Vergata”, si è svolta a Prato, presso il teatro Metastasio, il XX Convegno Nazionale degli Ufficiali Medici e del Personale Sanitario CRI. Ha dato inizio alla cerimonia di apertura il Col. Med. Romano Tripodi, Capo Ufficio Sanità dell’Ispettorato Nazionale del Corpo Militare CRI.
Presenti autorità civili e militari fra cui il Sindaco, Avv. Matteo Biffoni; il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. Giovanni Nistri; il Ten. Gen. Med. Mario Alberto Germani in rappresentanza del Capo di Stato Maggiore della Difesa; l’Amm. Mauro Barbierato, Ispettore Capo della Sanità della Marina Militare.
Presidente del Convegno il Magg. Gen. Gabriele Lupini, Ispettore Nazionale del Corpo Militare della CRI, che nel proprio intervento di saluto alle autorità e ai convegnisti ha illustrato il nuovo status del Corpo Militare ora totalmente volontario essendo venuto a mancare l’apporto istituzionale.
E’ seguita la Lectio Magistralis del Col. Med. Ettore Calzolari, già Docente presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, sul tema: “La vittoria dell’Italia nella Grande Guerra e il ruolo della Croce Rossa”. Il relatore ne ha messo in luce l’ausiliarità alle FF.AA. illustrando i vari Posti medici avanzati, gli Ospedali da campo e perfino gli Ospedali chirurgici mobili sui fronti di combattimento, uno dei quali fu celebrato da Gabriele D’Annunzio.
La pur ricca esposizione ha suscitato l’intervento del Ten. Col. Med. Angelo Petrungaro, autore del testo “Messina nella storia della Croce Rossa Militare”, che ha voluto integrarla con alcune precisazioni di carattere storico inerenti sempre l’ambito medico. L’Italia entrò in guerra il 24 maggio 1915 e già alla fine di quello stesso anno si contarono ingenti perdite nell’Esercito regio. Non solo, ma nell’agosto del 1915, tra la prima e la seconda battaglia dell’Isonzo, si erano verificati casi di tifo e colera dovuti alla sedentarietà delle trincee. L’esiguo numero di medici al fronte e la necessità della loro presenza fecero nascere l’idea di una Facoltà di Medicina in zona di guerra.
Essa venne al Ten. Col. Med. del Corpo Militare della CRI Giuseppe Tusini coadiuvato da S.A.R. Elena di Francia Duchessa d’Aosta Ispettrice Generale del Corpo delle II.VV. della CRI. Essi, con il potente appoggio del Comando Supremo, escogitarono il progetto di una Università, con sede nei campi di battaglia, che chiamarono Castrense. La quale fu creata al fronte presso il Centro Ospedaliero della III Armata nel piccolo paese di S. Giorgio di Nogaro (UD) situato nella bassa pianura friulana e fu una vera e propria scuola medica da campo deliberata dal Governo il 9 gennaio 1916 e frequentata dagli studenti di Medicina e Chirurgia del 5° e 6° anno impegnati al fronte e nello stesso tempo nello studio arricchito di tirocinio sul campo. Fra di loro il messinese Giuseppe Catalano, classe 1893 che, laureatosi nel 1917 a Padova e nominato S. Ten. Medico, durante la ritirata di Caporetto tenne ben saldo l’ospedaletto a lui assegnato. L’Università Castrense fu chiusa nella primavera del 1918.
Una relazione di argomento tecnico è stata quella del Dott. Piero Paolini, Direttore U.O. Centrale Operativa 118 e referente sanitario per le grandi emergenze presso l’Azienda USL Toscana Centro, il quale ha fatto conoscere il lavoro del Gruppo Toscana e soprattutto il funzionamento della cosiddetta CROSS ( Centrale Remota Operazioni Soccorso Sanitario).
Il programma scientifico è stato introdotto dal Prof. Letterio Calbo già Direttore U.C.O. di Chirurgia Generale d’Urgenza presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria “G. Martino” di Messina, Professore Ordinario di Chirurgia Generale presso l’Università degli Studi di Messina.
Il tema trattato, nell’ambito delle “Problematiche chirurgiche nei contesti di crisi”, è stato: “I traumi del torace: la rottura del diaframma”. Il trauma in genere, nei paesi altamente industrializzati rappresenta la prima causa di morte in soggetti al di sotto dei 40 anni. Il trauma toracico e in particolare la rottura del diaframma ha una bassa percentuale di riscontro (4-7%) e in riferimento uomo-donna è di 3/1. A determinare principalmente la rottura del diaframma è il trauma chiuso toracico-addominale e di rado il trauma penetrante. La sua diagnosi sul posto, al momento del trauma, è difficile formularla, ma una volta formulata l’unica soluzione è l’intervento chirurgico immediato con sutura diretta della lesione.
In questi casi, essendo le condizioni generali dei pazienti compromesse, il risultato operatorio non è confortante.
E’ nell’immediatezza del trauma che bisogna intervenire correttamente da parte del primo soccorritore che può essere il più occasionale possibile. Da qui la necessità di far conoscere ad una sempre più ampia platea le pratiche di primo soccorso.
E’ seguita la relazione del S.Ten. Daniele Valsecchi, Responsabile Nazionale del Gruppo di Coordinamento del Programma “bleeding control”, programma che si inserisce in un Progetto internazionale che vede impegnati i Militari della CRI come istruttori di tecniche miranti al controllo delle emorragie e per questo il Corpo Militare è riconosciuto a livello internazionale.
La tematica del Convegno, nell’ambito delle Problematiche mediche nei contesti di crisi, è stata molto ampia: si è parlato delle malattie infettive sottostimate, della diagnostica per immagini, dell’insufficienza renale acuta, degli errori nella chirurgia d’urgenza nonché del recupero del paziente in ipotermia.
Infine è stato trattato l’aspetto legale introdotto dalla Lectio sulla “Responsabilità Sanitaria fra tradizione e innovazione” tenuta dal Dott. Giacomo Travaglino, Presidente di Sezione, III Sezione Civile della Corte di Cassazione il quale ha fatto un excursus storico-legale a partire dal Codice di Hammurabi fino alla Legge Gelli-Bianco passando per la Legge Balducci: “la classe medica deve provare tutto, il paziente deve provare tutto”, ma di fronte a certi fatti rex ipsa loquitur.
Il Prof. Giovanni Arcudi, già Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, illustrando le problematiche medico-legali alla luce della Legge Gelli-Bianco che presenta grandi criticità, si è soffermato sulla figura del Consulente medico-legale che deve avere, oltre a coscienza e onestà intellettuale, una specifica preparazione nella disciplina in questione, altrimenti si corre il rischio che il Giudice venga mal consigliato. Ha concluso l’aspetto medico- legale il Prof. Carlo Scorretti, Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Trieste, affermando che negli USA la legislazione sanitaria è molto diversa e sostiene il concetto del No Fault ossia della Non Colpa.
L’esercitazione interattiva sul campo, da parte del Corpo Militare della CRI, ha riguardata la difesa N.B.C.R. ( Nuclear, Biological, Chemistry, Radiological), mostrando tempestiva operatività, equipaggiamento adeguato nonché lineare esecuzione delle cosiddette P.O.S. ( Procedure Operative Standard). Positiva, con qualche suggerimento logistico, la valutazione del Ten. Col. Med. Angelo Petrungaro, Ufficiale Medico qualificato alla difesa N.B.C.R.
Ha concluso l’interessante assise l’informazione sull’International Disaster Law (IDL) che comprende il Progetto della CRI inserito nella policy della Federazione Internazionale di Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa.
Dr. Angelo Petrungaro