Una storia o meglio l’amara realtà di una violenza sconcertante si è consumata nel centro nebroideo ai danni di una trentasettenne originaria della Nuova Zelanda al secondo mese di gravidanza. L’aggressore un 24enne del luogo, che a quanto pare, già in passato più volte aveva picchiato la compagna, con cui conviveva da circa un mese all’interno delle mura di un ostello di Castell’Umberto.
L’ennesimo litigio, mercoledì scorso che purtroppo è sfociato nella gravissima aggressione, con il ragazzo che ha picchiato, morso ed è persino salito con le ginocchia sul ventre della donna in gravidanza, rischiando di farle perdere il bimbo in grembo. Ad accorgersi di quanto era successo, i proprietari della struttura turistica, che sono intervenuti ed hanno portato la donna nella loro casa. Da quello che si è potuto appurare, la trentasettenne, dopo che il 24enne gli aveva rotto il telefonino per impedire di chiamare aiuto, ha avuto la forza di recuperare la scheda Sim del cellullare e contattare la madre in Nuova Zelanda.
Proprio, grazie a quest’ultima, che a sua volta ha avvisato l’ambasciata neozelandese a Roma, che ha deciso di chiamare la polizia del commissariato di Capo d’Orlando. L’immeditato intervento di due agenti della polizia orlandina, coordinati dal dirigente Carmelo Alioto, hanno portato via la donna, che in un primo momento è stata anche portata all’ospedale di Sant’agata Militello, perché aveva delle perdite di sangue e in un primo momento si era pensato che potesse perdere il figlio o la figlia che porta in grembo. Successivamente, la donna è stata dimessa e portata in un luogo sicuro e protetto per impedire che il 24enne potesse ritracciarla. Per l’ex compagno, è scattata solo la denuncia per maltrattamenti e violenza, visto che l’arresto è stato reso impossibile dalla mancanza della flagranza di reato prevista dalla legge, in quanto i fatti si erano verificati il giorno prima.
Un grande lavoro di aiuto e di collaborazione in questa vicenda, agli agenti di polizia è stato dato anche dal centro antiviolenza Pink Project di Capo d’Orlando. Proprio una delle responsabili del centro la dottoressa Maria Grazia Giorgianni, ci ha spiegato che il sostegno del centro è importante quando come in questo caso, è integrato un coordinamento di rete, quali Asp, Pronto Soccorso, la polizia di stato che sono stati chiamati ad intervenire in questa situazione ed ovviamente i servizi antiviolenza che ci sono attivi sul territorio. Solo attraverso questa sinergia e l’attivazione di protocolli specifici di protezione è possibile dare risposte concrete alle donne che subiscono ogni giorno le violenze. Purtroppo, continua Giorgianni, il fenomeno della violenza sulle donne è molto radicato nella nostra cultura femminile e maschile ed i primi segni di violenza non sono sempre riconoscibili seppur visibili a volte sulla pelle, passano attraverso tanti canali di dipendenza piscologica o affettiva, che a volte tengono legata la donna al compagno, che in realtà è un maltrattante.
Gazzetta del Sud del 28/07/2018
Aggiornamenti
L’incubo è finito per la 37enne neozelandese, questa mattina due poliziotti assieme a Maria Grazia Giorgianni, responsabile del centro antiviolenza Pink Project di Capo d’Orlando, l’hanno accompagnata all’aeroporto di Catania ed è in viaggio per la Nuova Zelanda.