Beppe, Beppe, Beppe il bastimento affonda: che me ne importa tanto non è mio
LE RAGIONI DEL NO – Il referendum Costituzionale visto da Enzo Caputo, giornalista, storico e scrittore
Oggi, più che esprimere una valutazione sulla Costituzione, si ha l’impressione di essere chiamati a dividerci e contrapporci. Insomma quanto di peggio ci può essere per una Nazione piagata e piegata da crisi, malgoverno e disoccupazione che, seppur confusa e mimetizzata da statistiche, i cui metri di valutazione, quantomeno discutibili, unitamente alla corruzione, alla disinformazione, al menefreghismo sociale, alla cattiva politica e agli interessi personali e di partito, trascinano la nave Italia sempre più giù nell’oceano burrascoso di interessi sovrannazionali che, sicuramente non sono, tranne poche eccezioni, quelli del popolo italiano.
Tutto serviva tranne che una consultazione per demolire l’unica cosa che all’estero ci invidiano: la Costituzione; angelo custode del cittadino, garanzia contro le ingiustizie, madre del bilanciamento dei Poteri, nemica dell’arbitrio e della dittatura e ultimo estremo baluardo a difesa della malconcia sovranità nazionale e territoriale di un’Italia uscita a pezzi dalla guerra. Parliamo di 139 articoli scritti con il piombo e con il sangue di tanti italiani che si sono, a volte, giocoforza, immolati a partire già dalla prima guerra mondiale.
Oggi La “Costituzione più bella del mondo” – uso parole di Benigni (che oggi sembra folgorato sulla via del renzismo), dà fastidio. Sembra essere d’intralcio al potere e a disegni che vanno ben al di la dei nostri confini. Ma chi è questa distinta “rigida” signora avvolta nel tricolore e di esso a guardia? Comincio con il dire che non è una leggina nata magari dagli interessi di bottega di questo o di quel partito (da decenni si parla di processo di revisione costituzionale che la “Carta”, per la sua rigidità ha respinto al mittente).
Su di essa sono stati scritti fiumi di parole e i suoi dettami hanno dato protezione, nelle piazze e nelle trasmissioni televisive anche a chi oggi si dice d’accordo a cambiarla. Come non ricordare il noto destinatario di un editto bulgaro di berlusconiana memoria, che in prima serata, davanti a milioni di spettatori si strinse al cuore “Bella ciau” facendoci sognare, cantare e indignare. Tornando alla “Madre” mi limito ai punti salienti. Fu concepita dall’Assemblea Costituente eletta con il sistema proporzionale, cioè da tutti, senza premi di maggioranza o altri meccanismi squilibranti della rappresentanza popolare (quelli che oggi a molti piace chiamare “porcellum”; la parola la dice lunga). Era il 26 giugno del 1946 ed il sangue ancora colava per le strade. Tutte le volontà, espresse in 16 liste, furono rappresentate con voto “diretto, libero e segreto a liste di candidati concorrenti”.
Essa, nella prima parte, tratta dei diritti e doveri dei cittadini, nella seconda dell’ordinamento della Repubblica, cioè della struttura degli organi di potere sapientemente bilanciati per non prevaricare e schiacciare i cittadini. Purtroppo molte norme della prima parte restano ancora chiuse nei cassetti come misteriosi ordigni di cui si ignora l’uso e fanno venire in mente certi ospedali di provincia che, grazie ad un benefattore, (padre costituente) hanno ricevuto una sala operatoria ultramoderna che resta ben visibile ma inutilizzata perché non si trova lo statista, pardon il chirurgo (costretto ad emigrare all’estero) che la sappia usare.
Meuccio Ruini allora Presidente della Commissione per la Costituzione ebbe a dire: “ …ai lavori vi erano i capi, i dirigenti di quasi tutti i partiti, gli esponenti delle organizzazioni operaie e dell’associazione delle società per azioni, i giuristi, il fiore dei costituzionalisti italiani e gli economisti. NON ERA UNA COMMISSIONE DI INCOMPETENTI. A dimostralo bastano due nomi: Calamandrei e Orlando che prima ancora di essere giuristi di fama erano uomini. Orlando, uno tra i maggiori costituzionalisti del passato, ebbe a dire: Questa Costituzione piana, semplice, comprensibile anche alla gente del popolo è un miracolo”. Per farla si lavorò su qualcosa che non esisteva( altro che smontare ciò che esiste ed è ben fatto) prendendo spunto dalle parti migliori delle Carte esistenti.
Venne fuori un Ordinamento ispirato a ideali liberali, socialisti, cristiani e sociali ‹‹ Nulla di ciò che costituiva il patrimonio della dottrina classica liberale e democratica è stato respinto dai nostri costituenti: né il più ampio accoglimento dei diritti naturali e di libertà che divennero diritti inviolabili dell’uomo (art. 2); né il principio della separazione e dell’equilibrio dei poteri; né l’attribuzione più estesa dei diritti politici allo scopo di attuare il principio della sovranità popolare, affermato solennemente nell’art. 1: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”››. A completare l’anima di quello fu chiamato il testamento di “Centomila morti”, fu Calamandrei: La costituzione- disse- non è una macchina che va avanti da sé. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse. Da quel grande che fu guardò al futuro e all’oblio della memoria, nemici giurati della conoscenza e lo fece in modo semplice e magistrale: “mi viene sempre in mente la storiellina dei due emigranti, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante.
Uno dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: : “Ma siamo in pericolo?” chiede al marinaio, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. L’altro dice: ” Che me ne importa, non è mica mio!” Il bastimento è come la libertà, così bello, è così comodo; la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai.
Oggi la Costituzione sembra come quel bastimento; non è però la tempesta che lo mette in pericolo, Sembra esserci un’entità, astratta ma non troppo, annidata nella stiva, che ci chiede di auto affondare questa magnifica e superba Ammiraglia. Ci chiedono un buco piccolo piccolo fatto però a pelo d’acqua. Pensiamoci prima di fare anche un piccolo forellino perché il “potere e la forza del mare” non aspettano altro per trascinare (come già è avvenuto con lo Statuto Albertino) negli abissi quella stupenda nave il cui unico difetto e solo la mancata manutenzione che la politica non ha mai voluto fare. Oggi chi sostiene il no è stato definito, da chi mai avrebbe dovuto farlo per il ruolo che ricopre, “Accozzaglia” in merito dico solo che nel ‘45 i “titini”, definiti, non a torto da chi è stato infoibato “canea rossa”, assetati di sangue e vendetta, premevano sui confini italiani incoraggiati da taluni partigiani che accecati dall’odio e dalle promesse anglo americane, non sapevano distinguere tra ideologia e sovranità. Si formò, anche se per breve tempo e nel voluto oblio della storia, un’alleanza tra alcune brigate partigiane e reparti della X Mas per fare fronte comune (non comunione di pensiero) contro le orde slave. Oggi non si vota per questo o per quel partito, ne, come si vuole fare credere, per tagliare i costi della politica. (Non è il sistema bicamerale che non va, caso mai i rappresentanti che abbiamo votato.
Lo si fa per difendere la Casa comune. Non si esprime una valutazione perché qualcuno ti offre o ordina di offrirti una frittata di pesce,(sarà chi di competenza e la storia a valutare se si sia trattato o meno di incitazione al voto di scambio) ne perché arriva un ordine di scuderia.(sarebbe funzionale solo ad una parte non a tutti). C’è in gioco l’ossatura stessa della casa che abitiamo e nessuno ci può chiedere di abbatterla per costruirsi magari una sontuosa villa magari per conto terzi. Ciò che non andava bene sotto Berlusconi continua a non andare bene anche in questo frangente. Vanno cacciati i medici incapaci o arroganti e non va buttata la scintillante sala operatoria che i nostri Padri ci hanno regalato al prezzo della loro vita. E mi riferisco a quanti per un credo o un ideale, lottarono e morirono nelle fabbriche, nelle trincee, sulla neve, tra le sabbie roventi del deserto, sparando sul Senio l’ultima cartuccia per difendere la propria bandiera da chi ne voleva fare pezze per i piedi, a chi con un cartello al collo fu impiccato ed etichettato come traditore della Patria.
Di qua o di la della barricata che fossero. Non caddero affinché i loro discendenti svendessero la casa paterna per un piatto di gamberoni fritti. Costoro rifiutarono il piatto di lenticchie di Badoglio e di Graziani. Non è un caso che illustri giuristi e presidenti di Tribunali importanti, prima di essere “figure” sono uomini, sentinelle di democrazia che sentono imperioso il dovere di lanciare l’allarme anche a costo di rischiare benefici e carriera. Non può essere certo un caso che tanta gente di spettacolo improvvisamente “si scopre dentro” profonde intuizioni giuridiche da trasmettere agli altri. Chi scrive ha una laurea specifica nel settore e sa perfettamente quanto sia difficile esprimere giudizi su avvenimenti giuridici, storici, sociali, economici e politici specie di questa portata. Prima di sparare sulla Costituzione(ovverossia su ciò che ti protegge) fai l’appello partendo dalla Sicilia: Antonio Canepa: presente; Finocchiaro Aprile: presente; Placido Rizzotto: presente; Francesco Lo Sardo: presente; Mauro De Mauro: presente; Mario Francese: presente; Peppino Impastato: presente; Angelo Navari: presente; Rosario Livatino: presente; Giovanni Falcone: presente; Paolo Borsellino: presente.
Mi riesce difficile pensare che costoro oggi potrebbero stare dalla parte del SI.