L’8 agosto ricorreva l’anniversario della tragedia di Marcinelle. L’Italia ricorda i 136 morti di quel disastro. In tutto, coloro che perdettero la vita nelle miniere di quella località belga furono 262, di cui 136 italiani.
Ma più che ricordare le povere vittime, cui va certamente il nostro reverente pensiero è doveroso analizzare quello scellerato patto firmato il 23 giugno del 1946 tra il Governo italiano e quello belga, col beneplacito dei sindacati.
La seconda guerra mondiale si era conclusa con i danni che sappiamo. In tutti i Paesi c’era la necessità della ricostruzione. Il Belgio, ricco di miniere di carbone, non aveva abbastanza manodopera; l’Italia, ricca di manodopera, non aveva carbone. Ed ecco che scatta l’idea al Belgio di barattare il suo carbone con la manodopera e l’Italia accetta questo baratto. Ma perché si dice Italia, si deve dire il Governo della neonata Repubblica Italiana, formato da esponenti dei partiti cosiddetti democratici e antifascisti, il quale accetta e firma il Protocollo d’intesa italo-belga che prevedeva l’invio di ben 50.000 lavoratori italiani in cambio della fornitura annuale di tonnellate di carbone.
Comincia così la campagna pubblicitaria ”ingannevole” fatto cioè di manifesti atti ad invogliare gli uomini ad andare nelle miniere belghe, affissi dovunque nelle località italiane più sensibili all’espatrio ossia ove più nera era la fame, senza differenza fra Nord e Sud. I manifesti portavano la dicitura: Federazione carbonifera belga – Bruxelles – sede di Milano, presentavano un elenco dei salari giornalieri e per informazioni ed iscrizioni invitavano a rivolgersi all’Ufficio di collocamento presso l’Ufficio provinciale del Lavoro dove esisteva l’elenco degli articoli che il Protocollo prevedeva L’art. 6 fissava la durata minima del contratto di lavoro in 12 mesi così come la validità dei passaporti collettivi e dei visti. La rescissione anticipata del contratto di lavoro da parte del lavoratore prevedeva l’arresto.
I manifesti erano allettanti, le Prefetture e i Comuni si prodigarono di farli affiggere; essi parlavano di elevati salari, viaggi in ferrovia gratuiti, assegni familiari ferie pagate. Di fatto però le condizioni di vita, non solo nelle miniere, si rivelarono durissime. All’arrivo a Bruxelles, cominciava lo smistamento verso le varie miniere; dopo, i lavoratori venivano accompagnati nei loro cosiddetti alloggi, ovvero baracche che anni prima avevano ospitato prigionieri di guerra. Questa situazione, a dir poco anomala, non permetteva loro di ricongiungersi con le rispettive famiglie. Trovare un alloggio fuori dalle baracche era impossibile per l’ostilità dei Belgi che vedevano gli stranieri al pari degli animali.
Durante la R.S. I. i militari italiani internati (IMI) in Germania, grazie agli accordi del Cav. Benito Mussolini col Governo tedesco, avevano ricevuto un trattamento migliore. Come più volte testimoniato dal Sottocapo nocchiere della regia Marina Giuseppe Glorioso (classe 1916) di Capo d’Orlando, dal Cap.le porta-feriti Michelangelo Vizzini (classe 1920) di Grotte (AG) e da altri.
L’accordo minatore-carbone prevedeva che la manodopera non dovesse superare l’età di 35 anni e l’invio era di 2000 persone alla settimana; con esso il Governo italiano intendeva dimostrare al mondo la volontà dell’Italia di dare il proprio contributo alla ripresa economica dell’Europa. Con il Governo democratico e antifascista era finito il tempo in cui l’unico scopo dei Governi “dovrebbe consistere nel preoccuparsi del benessere morale dei propri cittadini”, per dirla con un grnade della Letteratura russa, Leone Tolstoj.
Il Governo belga assicurava che le aziende carbonifere avrebbero garantito ai lavoratori italiani: “convenienti” alloggi, in conformità a quanto prescritto dall’art. 9 del contratto-tipo di lavoro, salari e prevvidenze sociali sulle medesime basi di quelle stabilite per i minatori belgi e assegni familiari alle famiglie dei minatori italiani i cui figli risiedessero fuori dal territorio belga. Tutte queste belle notizie venivano sbandierate dal Governo italiano al vertice del quale c’era Alcide De Gasperi, Ministro degli Esteri Pietro Nenni, Ministro di Grazia e Giustizia Palmiro Togliatti e cosi via.
Non c’era più il Fascismo il cui “primo atto era stato quello di salvare l’Italia da gente troppo stupida per sapere governare “e il cui” secondo atto era stato quello di liberarla da parlamentari senza morale” come sosteneva il poeta Ezra Pound che, a Rapallo il 3 maggio del 1945, venne arrestato per avere collaborato con la R.S.I.
Egli, quando a Genova fu consegnato ai Servizi segreti americani e interrogato dal controspionaggio militare, nella sua deposizione ebbe a dire: “Quando uno vede il caos in cui è precipitata l’Italia in seguito alla cacciata di Mussolini si può capire perché c’era gente che credeva nei suoi sforzi”.
Quell’accordo non solo non aveva nulla di morale, ma era privo proprio di umanità. Come si può mettere sullo stesso piano dei valori la vita dell’uomo con un bene materiale e caduco come il carbone!
Eppure questo è stato fatto. Da chi? Da mestieranti della politica.
Dr. Angelo Petrungaro