I viaggi della speranza di migliaia di migranti provenienti dalle zone di guerra e di estrema povertà del continente africano non conoscono sosta soprattutto in questo periodo in cui il Canale di Sicilia è particolarmente calmo a causa delle belle giornate che caratterizzano questo atipico mese di dicembre. Cosi nella giornata di ieri sono sbarcati a Palermo al molo Levante 931 migranti soccorsi nei giorni scorsi dalle navi della Marina militare al largo della Libia. Si tratta di 841 uomini di cui 136 marocchini, un tunisino, un egiziano e altri africani: 64 sono donne, 2 incinte e 26 minori accompagnati.
Al molo Levante oltre le autorità civili, tra cui il Sindaco della città Orlando, ha destato molta curiosità e scalpore la presenza dell’Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice che ai microfoni dei giornalisti ha così giustificato la sua presenza durante le operazioni di sbarco dei migranti : “Sono piccole cose che testimoniano l’accoglienza della Chiesa di Palermo verso questi nostri fratelli: Questa è la strada che bisogna percorrere perché il mondo ha bisogno di cura e di accoglienza. La mia presenza qui è semplice come lo è il Vangelo che sottolinea che Dio ama tutti e in particolare ama chi è segnato dalla fatica della vita.
La presenza qui di tanto personale civile e militare – ha aggiunto – fa di Palermo la capitale del Mediterraneo come incontro di popoli. La via dell’accoglienza della città di Palermo è un messaggio per tutta l’Europa e il mondo. L’importante è la cultura di prendersi cura dell’altro che deve diffondersi in tutto il mondo. È bello che si sappia che Palermo ha tutte queste potenzialità e questa grandezza d’animo che deve venire sempre fuori.
Penso – ha concluso che tutta la nostra Sicilia debba essere un ponte per tutta l’Europa perché diventi accogliente”. Non è nuovo infatti l’Arcivescovo siciliano a queste iniziative che sicuramente non dovrebbero destare scalpore, ma che tuttavia sottolineano il grande e proficuo tentativo del Lorefice e della Chiesa in generale di uscire dalla sacrestie e di occuparsi delle periferie ai margini della società.