Ennesima operazione anticorruzione della polizia di Palermo che ha arrestato tre funzionari pubblici accusati di concussione. I tre indagati agli arresti domiciliari sono: Dario Lo Bosco, presidente di Rfi (Rete ferroviaria italiana) ed i funzionari del Corpo forestale Giuseppe Marranca e Giuseppe Quattrocchi.
Il presidente della Rfi avrebbe intascato una tangente di 58.650 euro legata ad un appalto per l’acquisto di un sensore per il monitoraggio delle corse dei treni, mentre i due forestali avrebbero preso tangenti per un appalto relativo ai lavori di ammodernamento delle radiocomunicazioni della Forestale. Sicuramente non è il primo caso di corruzione avvenuto in Sicilia e purtroppo non sarà nemmeno l’ultimo ma francamente l’arresto dei due funzionari forestali ci porta a fare delle considerazioni amare: mentre migliaia di loro colleghi forestali stanno bloccando un’intera regione protestando all’ARS e sotto tutti i palazzi istituzionali siciliani per un diritto che è quello al lavoro, mentre 24.000 famiglie siciliane si ritrovano senza poter contare sulla sicurezza di uno stipendio, vi sono altri colleghi dello stesso corpo che senza pensarci su due volte truffano le casse regionali, sottraendo soldi che potrebbero servire al pagamento degli stipendi dei loro colleghi, fregandosene altamente di tutto quello che accade intorno a loro.
E’ questa la fotografia di una Sicilia ormai in ginocchio, travolta miseramente da un crak finanziario senza precedenti, dove ai propri politici regionali interessa solo la corsa alle poltrone nei posti di comando,dove ogni politico di qualsiasi partito politico si comporta come lo Schettino di turno lavandosene le mani e affermando che quello che sta succedendo non è certo colpa sua ma di altri suoi colleghi, in cui il suo Governatore con tanti problemi da affrontare, con una Giunta azzerata ed inoperosa se ne va in vacanza – Crocetta lo chiama, in modo più elegante, viaggio istituzionale – in Tunisia fregandosene dei 24000 cittadini che chiedono un loro sacrosanto diritto:il lavoro.