Nel Consiglio Comunale del 9 settembre 2015 sul punto posto all’ordine del giorno: “Atto d indirizzo in ordine alla sospensione dei procedimenti posti in essere relativi alla demolizione e/o sgombero di cui alle ordinanze del 02/03/2015 e di atti successivamente emessi attinenti la fattispecie di che trattasi”
Non esistendo le prime, le seconde avrebbero dovuto vedere in aula tutti i consiglieri votare un atto (proprio perché d’indirizzo e dalla manifesta connotazione politica) su un tema così delicato ed oltremodo sentito.
Riconosciamo all’Amministrazione di aver manifestato ufficialmente la propria posizione, cosa da noi sollecitata diversi mesi addietro, attraverso una richiesta, presentata al gruppo di Minoranza e prontamente accolta dallo stesso, di un Consiglio Comunale aperto, negata perché non contemplata dal regolamento.
Ci siamo chiesti allora se tutto ciò che non sia previsto dal regolamento sia da intendersi “vietato”.
A Brolo, che noi ricordiamo, di Consigli Comunali “APERTI” ve ne sono stati diversi nella storia e se qualcosa di simile fosse stato fatto quando da noi sollecitato (ed eravamo noi stessi in ritardo) o meglio, addirittura alla prima circolare dell’Assessorato Regionale, piuttosto che inviarla “sic et simpliciter” all’Ufficio Tecnico per darvi corso, forse si sarebbe potuto procedere allora come adesso evitando ai cittadini interessati ulteriori spese legali.
Dal momento che esistevano già le “ragioni” addotte nell’atto extragiudiziale che in quella sede sarebbero emerse e vagliate all’interno di un tavolo tecnico, istituito in sede permanente, sempre da noi suggerito, costituito dalle diverse parti: Amministrazione, cittadini, Ufficio tecnico e professionisti qualificati di Brolo che avrebbero collaborato alle possibili strade da seguire e già allora l’Amministrazione avrebbe potuto assumere la determinazione in oggetto, in attesa del parere legale, richiesto all’Assessorato Regionale.
Ci poniamo un quesito: qualora il richiesto parere legale venisse esitato negativamente, questa Sospensiva in cosa si trasformerebbe? Inoltre resterebbero ancora “margini d’azione” o la stessa metterebbe la parola “fine” alla delicata e annosa questione?
Vorremmo sbagliarci ma temiamo che il parere legale richiesto riposi su considerazioni prive di sostegno giuridico dal momento che non crediamo sia sufficiente il mutamento delle condizioni che allora sancirono l’abusivismo ma attenga a tutta una serie di effetti che nel tempo si sono prodotti e rispetto ai quali, oggi si è giunti, purtroppo all’epilogo.
Onestamente crediamo, che solo una mobilitazione politica che chiami, la deputazione regionale con nome e cognome, all’esame dell’esistenza dei tanti casi di cui sopra ed ad una assunzione di responsabilità attraverso un atto forte e risolutivo, possa definire questa questione “secolare” in cui la politica ha moltissimo dai rimproverarsi. Fuori da questa soluzione, il resto ci appare solo fumo e per i cittadini illusione e spreco di danaro in quello che si concretizzerebbe soltanto in un tentativo di procrastinare e non risolvere.
Il gruppo
CAMBIAMENTI