Riceviamo e Pubblichiamo una lettera che l’ing. Nino Ricciardello ha inviato al collega Massimo Scaffidi, sulle note e tristi vicende politiche sportive della scomparsa Tiger Brolo.
Sull’argomento, al momento, non entriamo, nel merito, riservandoci prossimamente di trattarlo e spiegarlo… dettagliatamente.
Caro Massimo ti scrivo, così ti ringrazio un po.
Ho letto con l’interesse che meritava il tuo reportage/intervista di qualche settimana addietro con protagonisti l’Assessore Tripi ed il Sindaco Ricciardello, nella loro duplice veste di amministratori comunali ma anche, se non sopratutto, nella loro qualità di patròn e main sponsors e comunque di esponenti di punta dei gruppi che negli ultimi anni hanno legato il loro nome alla – fu – ASD Tiger Brolo.
Sento di ringraziarti perché con il tuo personalissimo stile da moderno cantastorie del web, prima ancora che da giornalista, pur tra gli evidenti chiaroscuri, con la tua sapienza narrativa eri riuscito ad edulcorare una pillola amarissima.
Ora, all’avvio delle competizioni, l’epitaffio è definitivamente scolpito. Nelle cronache sportive del lunedì non leggiamo il nome della Tiger e l’amarezza riprende il sopravvento.
La Tigre è morta. Viva la Tigre!
Il nostro amato felino pur non avendo la veneranda età dello scoglio nè della “giovane” Torre, dai primi anni 70 del secolo scorso è uno degli emblemi di questo paese ma a differenza degli altri due, che sono fatti di bellissima materia inerte, la Tigre Brolese è un’entità pulsante.
È un pulsare fatto di passione, entusiasmo, sudore, sacrifici, gioie, vittorie, dolori, delusioni, sconfitte e di nuovo vittorie ed ancora sconfitte in una ciclica alternanza fatta anche di nascita, felicità, sofferenza, morte e rinascita.
Ma se questo è l’aspetto romantico, non vi è dubbio che il tuo racconto/intervista in chiaroscuro abbia lasciato dell’amaro in bocca.
Prima dello scuro è doveroso mettere in chiaro l’apprezzamento, convinto, che personalmente sento di tributare a coloro i quali negli ultimi anni più di altri hanno legato il loro nome ed il loro impegno alla seconda vita della Tigre.
Sono stati tanti, ma come non pensare, ancora una volta, agli indimenticabili Mariano ed Antonio e per andare ai presenti come non menzionare Giovanni Mancialardo e Nino Moggi (come vengono anche affettuosamente intesi) due, per tutti, in rappresentanza dei tanti altri protagonisti silenziosi.
Ma, ovviamente, come non esprimere il maggiore apprezzamento per il leader del sodalizio, quel Nino Tripi che più di tutti ci ha messo faccia, tempo, passione e sopratutto gran parte di quell’elemento molto meno romantico ma molto più inevitabile che sono i – tanti – danari?
Il buono che è stato fatto e le emozioni che sono state vissute restano. Quelle genuine, per lo meno.
Critiche? Certamente se ne potrebbero muovere. Ma chi ha le carte pienamente in regola per poterlo fare? Io a differenza del popolo di CT da bar o dei tanti dirigenti esterni a titolo non oneroso, questa licenza non me la prendo. Negli aspetti tecnici e meramente sportivi non intendo addentrarmi.
Un solo sommesso appunto, di natura non tecnica, se mi è concesso, mi sento di muovere.
Penso di potermelo permettere da Brolitano che, con i calzoncini corti, tifava per la Tiger quando si chiamava G.S. era una polisportiva e non c’erano i moderni gruppi di ultras organizzati ma sugli spalti (allora si chiamavano così) ogni domenica era festa di popolo che tante volte si celebrava con il vino che mi mandava a comprare mio papà (obliato Vice Presidente dell’epopea epica del Presidentissimo Giovanni Germanà) in compagnia di Pippo Johnny e poi c’era chi si metteva alla fornacella ad arrostire la sasizza mentre il compianto Vincenzo Starvaggi dava voce alla fisarmonica intanto che Santino “Uccello” Scarpaci – azionato da quell’autentico Toscanini del mitico Capitano Nino Calderone – volava sulla fascia e pennellava l’immancabile cross in area che trovava, quasi sempre puntuale all’appuntamento, il bomber dei bomber, Pippo Pino, che sistematicamente svettava una spanna più in alto di tutti e rifilava al pallone l’incornata che faceva esplodere gli spalti. Ed era festa, grande festa sportiva e di popolo, pura.
Era la G.S. Tiger della piccola Brolo che riusciva a farsi onore, autentico primato per l’epoca, in quel campionato di Promozione che veniva dopo le serie A, B, C e D, con una squadra in cui non mancavano i campioni forestieri ma che aveva un’insostituibile ossatura di talenti dal cognome Brolitano allenati dal “Mister dei Mister” parlo, ovviamente, di quel Don Carmelo che importava in quella categoria innovazioni come la tattica del fuori gioco e faceva impazzire gli attacchi degli squadroni blasonati.
Allora non c’erano Sponsors, direttori tecnici di mestiere, sale stampa e……. comunicati sconcertanti……
Ecco il richiamo, sommesso.
A quell’epoca nessun collaboratore subordinato della società, tantomeno se non Brolese, avrebbe mai anche soltanto ipotizzato di prendersi la licenza di destinare, nel tempo, certe pubbliche opinabili esternazioni, all’indirizzo di dirigenti, dei tifosi, della proprietà ed in buona sostanza del complessivo tessuto cittadino in generale, così come è avvenuto, più volte, nell’ultimo anno.
Questa è una differenza, non da poco, tra quella e questa Tiger.
Una differenza che fa differenza.
Ma mi spingo ad ipotizzare che nemmeno Antonio avrebbe consentito che succedesse.
Perchè muore la Tiger?
La motivazione ufficiale, quella più evidente, è che muore per improvviso debito dell’indispensabile materia prima, il vile danaro.
Ma se ci fermassimo a questa analisi non renderemmo un buon servizio allo sport del presente e meno ancora a quello del futuro.
Vedi caro Massimo, alcuni interrogativi abbiamo il dovere di porceli e ad alcune riflessioni non possiamo sottrarci.
Il mio modesto parere di osservatore abbastanza disincantato è che i problemi che in generale investono lo sport, a Brolo, abbiano assunto dei connotati peculiari e demolenti.
La mia formazione scientifica mi porta ad affermare che a Brolo, statisticamente, lo Sport cosiddetto maggiore rischia di morire di politica.
Mi spiego meglio. Pur senza affondare il dito nella piaga dei fatti successivi al tuo reportage, non è peregrino ipotizzare che per le realtà sportive maggiori di questo paese il danno sia iniziato nel momento in cui il rapporto tra politica e sodalizi sportivi ha varcato i confini istituzionali della strumentalità fisiologica per sconfinare in quella patologica.
L’ingresso diretto della politica nel tessuto vitale delle società maggiori ha regalato effimeri momenti di gloria, vissuti al di sopra delle attuali naturali possibilità della piazza, per poi concludersi con dei veri e propri drammi sportivi e collettivi. Questo lo raccontano i fatti, che piaccia o meno.
Ritengo che sia del tutto superfluo dettagliare queste scarne considerazioni. Sto parlando di circostanze che solo chi non vuole può far finta di non conoscere o non intendere nella maniera pertinente, al pari dei tanti “tra le righe” del tuo pezzo. L’importante è comprenderli, metabolizzarli e farne tesoro a futura memoria……
A sostegno di quanto affermo ritengo che basti ripensare al capitolo del recente provvedimento che tocca anche i principali sodalizi sportivi locali. Il mio pensiero, bada bene, a totale differenza di altri, non intende in nessun modo formare alcun avventato (pre)giudizio. Ritengo che solo all’esito degli esperimenti giudiziari e solo allora, si potrà parlare di questa vicenda senza rischiare di incorrere in valutazioni interessate e/o grossolanamente strumentali.
Tuttavia negare che la vicenda arrechi qualche imbarazzo allo sport organizzato locale non è possibile. Basti pensare a talune rumorose prese di posizione assunte, all’indomani del provvedimento, da autorevoli esponenti politici locali ma anche di portata Regionale. Prese di posizione che personalmente allo stato ritengo assolutamente premature ma che tuttavia ci sono state e che al di la di qualche successivo risibile tentativo di distinguo ad personam, volere o volare (l’Italiano, tanto più se scritto, non necessita dello spelling) finiscono per chiamare in causa tutti ed indistintamente i destinatari di quell’atto, compresi quelli che ne sono stati raggiunti in virtù del ruolo ricoperto all’interno di compagini sportive.
Per questa ragione, caro Massimo, per l’eco di quegli strilli che ancora rimbomba, mi tocca consegnarti un’ultima scomoda ma ineludibile considerazione ad alta voce. Non è una mia riflessione esclusiva tu, che sei cronista attento, lo sai bene ed io che, da buon “Pierino”, sono incapace di aggregarmi al silenzio assordante dei silenti, non riesco a non darle voce. Lo chiedo io, a viva voce, ciò che tantissimi si limitano a pensare o a sussurrare.
Caro Massimo, mi chiedo: ma alla luce di certe pesantissime dichiarazioni e di certe feroci etichettature che sono state coniate all’indomani del recente avviso di conclusione, come si concilia la posizione del Sindaco e dell’Assessore allo Sport di Brolo con i ruoli, i legami ed il peso che loro e/o chi per loro, hanno rivestito nel tempo nell’ASD TIGER Brolo?
È una tematica sulla quale, all’impronta di quella “morale” a doppio peso e doppio senso di circolazione alternato che ultimamente impera da queste parti, tutti i neocensori locali hanno ritenuto di sorvolare come se nulla fosse. Ma può essere, effettivamente, come se nulla fosse….?
Bada bene! A scanso di interessate strumentalizzazioni parlo, ovviamente e che sia ben chiaro, di implicazioni esclusivamente ed unicamente di natura politica, del tutto asettiche ed impersonali, riferite a ruoli pubblici e tematiche ben note ed evidenziate. Valutazioni ineludibili, lo ribadisco, per diretta conseguenza della natura e della provenienza delle accennate pubbliche censure di massa. Per me Irene e Nino sono e restano delle persone amabili ma oltre al resto sono anche pubblici amministratori e lo sono in questi tempi.
Mi piacerebbe, se verrà, un riscontro meritevole di considerazione ed apprezzamento collettivo. Mi piacerebbe se, una tantum, ci fossero risparmiate le solite improbabili tiritere sul prima e sul dopo che saltano a piè pari i tanti “durante” e i soliti cantilenanti distinguo indistinguibili o più ancora le solite avventurose elucubrazioni sulla legittimazione degli instanti. Argomentazioni che (attualmente) potranno anche essere prese per buone fuori Brolo ma che da queste parti lasciano il tempo che trovano e finiscono per suonare un tantino beffarde…..
Ti anticipo con altra lettera, che al momento ti prego di tenere riservata, alcune delle verosimili argomentazioni che – se verrano – saranno opposte a me ed a questa mia riflessione.
Scommettiamo che ci azzecco anche questa volta? 😉
La Tigre è morta. Viva la Tigre! Che rinascerà…..
Ing. Antonino RICCIARDELLO