Si terrà domattina alle 9, al Tribunale di Patti (Me), la prima udienza per il furto di oggetti sacri commesso la notte del 22 aprile 2013 nell’ufficio parrocchiale della chiesa di San Nicola di Gioiosa Marea. A rispondere del furto sarà chiamato un sacerdote keniota, incastrato dalle telecamere ed arrestato lo scorso 5 settembre a Roma. Il Comune di Gioiosa Marea chiederà la costituzione di parte civile nel processo
Si svolgerà domani,18 febbraio alle ore 9.30, l’udienza preliminare per il rinvio a giudizio di Padre Davide Ingodi OLUSI, nato in Kenia il 20 ottobre 1972, il sacerdote accusato del furto sacrilegio commesso la notte del 22 aprile 2013 nei locali dell’ufficio parrocchiale della chiesa di San Nicola di Gioiosa Marea, dove si trovavano custoditi gli oggetti sacri della Madonna delle Grazie, della Madonna delle Lacrime e del patrono San Nicola. Il giudice dell’udienza preliminare presso il tribunale di Patti, dott. Ugo Molina, ha fissato per domani la data del rinvio a giudizio del sacerdote. Pubblico ministero sarà il sostituto procuratore Francesca Bonanzinga, che sostiene l’accusa, mentre l’imputato sarà difeso dall’avv. Stefano Petrillo del foro di Roma, con studio ad Albano Laziale (Rm).
Padre Davide Ingodi OLUSI dovrà rispondere “dei reati di cui agli articoli 624 bis, 625 e 61, per essersi impossessato di oggetti in oro e oggetti sacri per un valore complessivo di 100mila euro, di proprietà della Parrocchia di San Nicola di Gioiosa Marea, dove gli oggetti si trovavano custoditi all’interno di un vano chiuso a chiave e adibito a cassaforte. Il fatto è aggravato dalla destinazione delle cose a pubblica riverenza, trattandosi di oggetti sacri, dall’avere agito contro un ministro del culto, il sac. Salvatore Danzì, dall’abuso della qualità di sacerdote, nonché approfittando dell’ospitalità e della fiducia ripostagli da padre Danzì, posto che David Olusi soggiornava nell’appartamento sottostante l’ufficio parrocchiale e conosceva il posto dove il parroco custodiva la chiave della cassaforte”.
Parte offesa nel processo è padre Salvatore Danzì, arciprete di Gioiosa Marea.
Come si ricorderà, il fatto suscitò stupore e profonda indignazione nella comunità parrocchiale e nell’opinione pubblica, anche per l’accoglienza che la cittadina di Gioiosa Marea aveva riservato al prete di colore. Una volta constatata la scomparsa degli oggetti sacri custoditi nella cassaforte dei locali parrocchiali, non fu difficile risalire all’autore del furto. Ogni movimento del sacerdote kenyota – infatti – era stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza, come appurato dalle Forze dell’ordine, che hanno successivamente fornito al magistrato gli elementi attraverso cui risalire all’identità del ladro, identificato in Padre Davide Olusi.