“Luigi Sturzo. Una voce profetica risuona ancora”.
Si è esordito così la sera dell’8 Agosto per il premio “Fratelli Sturzo Honestatis defensores”, fortemente voluto da Angelo Consolo , premio ormai giunto alla V edizione. Una serata all’insegna del ricordo, della scoperta, della conoscenza. Pochi i presenti , giusto una trentina, ma in certe occasioni si è ben consapevoli che la folla percepirebbe le parole solo come fossero rumore e non suoni da comprendere ed interpretare. Immersi nell’antico, in quella bolla temporale che è il Castello di Brolo, si è assistito ad un racconto passionale; composto da musiche, documentari, opere d’arte e parole pronunciate con una tale forza da portarci a credere realmente a quelle idee che, spesso, consideriamo solo utopiche e che finiamo, dunque, per accantonare.
Luigi Sturzo era un sacerdote, un politico, un uomo di spessore che sentiva il peso delle sue idee e l’urgenza del periodo storico nel quale si era trovato a vivere. Fondatore del partito Popolare Italiano, lottò contro l’idealizzazione a favore del reale. Ha vissuto 22 anni da esule, lontano dalla sua patria, lontano dalla sua terra, forse incompreso o forse proprio perchè perfettamente compreso e scomodo ai potenti, mandato via come fosse nulla. A raccontarci di lui è Stefania Bonifacio e decide di farlo attraverso l’arte, proponendo al proprio uditorio immagini capaci di raccontare ed avocare le idee cardini di un intellettuale passato e, tuttavia, tremendamente attuale.
“La libertà che guida il popolo” di Eugène Delacroix è la prima opera ad esserci sottoposta. L’importanza della libertà per un popolo oppresso porta questo a credere nella rivoluzione, a cercare il cambiamento attraverso la violenza. “Sturzo non voleva questo” ci dice Stefania. Il suo intento era quello di portare i principi del Vangelo nella vita politica e tutelare un tipo di libertà che si distaccasse da quella violenta propugnata dai marxisti.
Segue “Il quarto stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo e dunque il volere della giustizia per la persona. Persona che appartiene a quel nucleo fondamentale che è la famiglia, e dunque comprendere la necessità di promuovere un tipo di azione che si impegni a dare sostegno alla famiglia e che tendi di valorizzare la figura della donna. Sturzo voleva promuovere una politica volta alla tutela della famiglia, un pò come fosse il “Profeta di Abacuc” (terza raffigurazione), Sturzo promuoveva autonomie regionali e comunali. Dove riconoscere l’importanza di tali autonomie avrebbe creato una comunità di pari lontana dalla fame e dalla povertà. Una comunità con gli stessi obiettivi da perseguire, dove l’individuo non viene azzerato, ma la sua azione coincide ad uno scopo comune volto al bene della stessa comunità.
Non a caso la pittura che segue è quella di Scipione “La piovra”, a simboleggiare come lo Stato stritoli, attraverso la politica fiscale, i suoi cittadini. Rimane assurdo pensare, oggi, come vi siano tasse perfino per il diritto della proprietà privata.
Ultima raffigurazione “La scuola di Atene” di Raffaello, a testimonianza dell’importanza della scuola vista come palestra vita. Una scuola è in tal senso realizzabile solo se gli insegnanti, effettivamente motivati, riescono a motivare e nutrire l’animo umano.
Nel corso della serata hanno ricevuto il premio “Fratelli Sturzo Honestatis defensores” quattro differenti personalità. Ci si è potuti interrogare, in tal proposito, sulla figura dell’intellettuale; su come l’intellettuale in sè si manifesti nel suo essere nascosto, nel celarsi dietro la propria penna e narrare ed interessarsi di altri. Il suo egoismo, il suo protagonismo rimangono celati dietro l’interesse per la notizia, la conoscenza, il sapere ed il suo scopo risulta essere quello di mostrarsi libero di poter pensare con la propria testa e proporre alternative alle problematiche attuali: un rendersi utile che non ha mire esibizionistiche.
Il primo ad essere premiato è Graziano Motta, di Pedara, vive a Roma, giornalista da sett’anni, scrittore
e critico musicale
E’ stato il fondatore e direttore della rivista “Annales” dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ha lavorato nel primo ufficio stampa della Rai ed è stato corrispondente per Radio Vaticana a Gerusalemme. Riceve il premio da Piero Airaghi.
Secondo ad essere premiato è Don Antonio Parisi, della diocesi di Caltagirone, docente di teologia morale alla Pontificia Facoltà di Sicilia “S. Giovanni Evangelista” di Palermo. Autore del libro “Lessico Sturziano”, opera che ha la pretesa di attraversare tutto il pensiero di Sturzo attraverso le sue stesse parole. Premiato da Nino Germanà.
Terzo premiato è Enzo Caputo, giornalista d’inchiesta di Castell’Umberto ed appassionato sui fatti relativi alla seconda guerra mondiale, soprattutto nei confronti delle foibe. Fonda il primo sportello femminile nell’area dei nebrodi. Vincitore del premio “Città in fiore”.
Il personaggio storico preferito è Rommel, ed il motto preferito, a lui collegato: “Ai posti di combattimento”. Riceve il premio da Elio Quiligotti, docente di letteratura latina.
Quarto premiato è Prospero Calì, autore del libro ” Da Kentoripa a Centuripe” , ove la terra in cui vive diventa musa ispiratrice. Militante nell’azione cattolica ed ex presidente del Rotary Club di Regalbuto.
Riceve il premio da Lina Baudo e l’editore Nino Armenio.
A svelarci il perchè il premio si riferisce ai fratelli Sturzo è Angelo Consolo, associato al Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo di Roma,che ci racconta del fratello Mario di Luigi, del carteggio esistente tra i fratelli nel lungo periodo d’esilio di Luigi Sturzo e il perché sono “difensori di onestà”: Mario, vescovo di Piazza Armerina, parlava di “legge di comunione”, ma da moralista fu avverso all’idealismo perché escludeva l’assorbimento del naturale nel soprannaturale e nemico delle idee di lotta di classe contro i capitalisti. Per Luigi è importante prendere il meglio dalle correnti politiche: libertà dei liberali e giustizia sociale dai socialisti.
<<Sembra strano a dirsi -dichiara Consolo per concludere- : per fondare un nuovo partito, don Sturzo afferra la libertà dal liberalismo e la giustizia sociale dal socialismo. E’ una rivoluzione copernicana. E qui bisogna dire: mentre il liberalismo sopravvaluta la libertà fino agli eccessi e il socialismo mortifica questa a favore della lotta di classe per la giustizia, don Luigi Sturzo pone un rapporto equilibrato tra libertà e giustizia sociale. E qui si spiega l’Appello del 18 gennaio 1919, con la sigla compendiosa: “A tutti gli uomini liberi e forti”>>.
La serata si è conclusa con un premio consegnato da Angelo Consolo a Piero Airaghi per la dedizione agli studi dei rapporti tra: “Luigi Sturzo, Filippo Meda e don Giulio Rusconi” e del movimento cattolico nei primi anni del ‘900.
Per concludere, nell’anniversario dei 55 anni della morte di Luigi Sturzo, dobbiamo sempre rammentare che chi ha scritto la storia ha avuto il coraggio di viaggiare contro corrente e di aggrapparsi con tenacia alle proprie idee. Noi, uomini moderni, uomini schiacciati dalla schiavitù imposta dalla società, conformisti e scettici, prendiamone atto e non dimentichiamo.